giovedì 28 gennaio 2010

Questione di karité


In doccia c'è un nuovo bagnoschiuma. "Neutro setificante, con elastina" c'è scritto sulla confezione, ben in risalto con inchiostro blu su sfondo panna e caramello. Ma le parole magiche vengono in fondo: "Cashmere e karité". L'occhio m'è caduto quand'era ancora a mezz'asta, perché il rito dell'acqua calda è quello che mi sveglia al mattino: scendo dal letto e mi catapulto direttamente sotto il getto rigenerante. Infatti per i primi tre, quattro minuti quelle parole mi sono rimbalzate nel cervello senza incocciare in neppure uno dei neuroni disponibili, un po' come asteroidi che gravitando nella tua orbita ti incuriosiscono ma d'una curiosità vaga, impalpabile. E' stato usando lo shampo che la faccenda ha assunto un contorno più preciso e mi sono reso conto che, di lì a poco, avrei sperimentato le meraviglie profumate del "cashmere" e soprattutto del "karité", che fino a un minuto fa non sapevo nemmeno cosa fosse (Google ha dipanato il mistero: si tratta di un albero africano, con un frutto simile alla prugna, con cui si produce un burro definito "miracoloso"). In doccia, invece, sprovvisto di terminali enciclopedici, mi sono dovuto affidare ad impressioni e figure. Una, in particolare, ha attirato la mia attenzione, perché accanto alla scritta "karité" c'era come una caramella Alpenliebe, che sbuccava come da un guscio, mentre accanto a "cashmere" mi sarei aspettato un pullover, un golfino, invece c'era come una mandorla. Forse però si trattava sempre del "karité", nella doppia figura con guscio e senza. Credo sia così. D'altra parte, o mettevano davvero il disegno di un golfino, oppure sarebbe stato poco attraente mettere una capra Kel, dalla cui pur pregiata lana si ricava appunto il cashmere. Chi però si laverebbe volentieri con una capra?

D'accordo, mi sono dilungato. Volevo solo condividere la seduzione che la pubblicità, il marketing possono esercitare. Se l'altro ieri mi avessero sussurrato all'orecchio: "Cashmere e karité" avrei pensato a una particolare variante della "gauche caviar", la sinistra al caviale simbolo di un certo snobismo francese. Oggi invece mi annuso le braccia e mi sembra ancora di sentire il profumo sulla pelle, e quella sensazione di delicato, di morbido, di pulito. "Allieta il tuo corpo con una fragranza dolcemente cremosa" c'è ancora scritto, in caratteri più piccoli, sul retro del contenitore. Ma io una "fragranza dolcemente cremosa" avrei voglia di mangiarmela, non soltanto di spalmarmela addosso! (E avrei torto: l'ho assaggiata, una punta proprio: fa schifo). È questo dunque il progresso del mondo? Perciò abbiamo iniziato a progredire nel Pleistocene e ci ritroviamo ora, in qualche parte dell'Olocene, cinque o sei milioni di anni dopo? Me lo chiedo senza ipocrisia, cercando di non avere sotto il naso né la puzza né il profumo.
Foto by Leonora

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche tu vittima del marketing!....Dalla doccia all'ufficio, il pensiero martellante del Cashmere "mandorlato" e del karité "caramellato".....Il marketing sembrerebbe essere uno dei motori del mondo...insieme al denaro, l'interesse condizionato e un paio di altre cosette su cui preferirei non soffermarmi...Ma fortunatamente non finisce tutto li ;)....Comunque tra puzza e profumo, meglio il profumo! DECISAMENTE ^.^
P.S.: Domani prova "VANIGLIA E ZENZERO"!!!! Magda

andre ha detto...

dev'essere proprio tanto che non ti vedo....ma da quando usi uno shampoo!!