La legge dell'imbuto è implacabile: più accumulo argomenti, meno riesco a scriverne, così rimando e rimandandoli li perdo. Quattro o cinque giorni fa avrei dovuto segnalare l'importanza di fare qualche lavoretto domestico come buona pratica per coltivare la virtù della pazienza. Dovevo appendere uno specchio e contavo d'impiegarci qualche minuto, un quarto d'ora al massimo. Mezz'ora dopo ero ancora lì, affannato, contando i contrattempi avuti e riflettendo sull'equazione per cui più volevo fare in fretta più rallentavo. Ho compreso così perché molti operai zufolano: prendersela con calma è buon viatico per giungere senza troppi intoppi all'obiettivo. Mi torna in mente una frase che probabilmente in questo blog ho già scritto e che il cardinal Martini soleva dire al proprio autista: "Vai adagio, che abbiamo fretta". La lezione dello specchio evidentemente m'è servita poco, infatti ieri mentre cercavo di cambiare le pile a un marchingegno, per la premura ho fatto cadere tre volte la stessa vite che chiudeva il vano delle batterie. Poi m'è venuto un flash e, invece di arrabbiarmi, anch'io ho zufolato, cercando di ottenere una serenità d'animo di un bonzo e la vita è entrata subito, al primo colpo. Perciò lo scrivo qua, che serva a voi da consiglio e a me da ammonimento: non sempre il modo migliore per arrivare bene e svelto è quello di accelerare il battito. Spesso è meglio un buon respiro e, oltre ad entrare le viti, si stura anche il tappo dell'imbuto...
P.S. Ho dato al blog un nuovo sfondo, probabilmente non definitivo. Stasera però mi andava di cambiare e l'ho fatto, senza rimpianto.
Foto by Leonora
1 commento:
Che equivale al mio "Capita"
http://puntolineasuperficiereanto.blogspot.com/2010/06/capita.html
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