giovedì 13 gennaio 2011

Non è tutto un magna magna


Sono giorni meno limpidi di quelli appena passati, a immagine e somiglianza più del glicine ritorto che al fusto di vite o ai pioppi che fanno da sentinella al viale. Vivo in un microcosmo in cui dei fatti italiani e mondiali mi giunge unicamente l'eco. Sfoglio distrattamente i giornali nazionali, non guardo più i tg. Saranno mesi che non mi capita una bella discussione di politica. Prosegue l'opera di reciproco distacco: continuano a farsi gli affari loro e io mi convinco sempre più che senza politicanti possiamo stare davvero. Da Pantelleria a Ponte Chiasso mi pare siamo giunti al capolinea di un'epoca: quella seconda Repubblica da cui Berlusconi è incontrastato vincitore. Quando egli se ne andrà, finirà anch'essa, seppellendo pure gli dei minori che ora reggendogli il mantello oppure cercando di fargli lo sgambetto, nel bene o nel male campano di suo riflesso. Se avessi vent'anni confiderei nel ritorno della bella politica, quella per intenderci che invoca Obama quando dopo la sparatoria in Arizona in cui sono state uccise diverse persone e ferita un'eletta alla Camera dei deputati, invita l'America a ritrovare se stessa, i valori di tolleranza, di democrazia, di dialogo che l'hanno resa grande, più di qualsiasi guerra. Di anni però ne ho più di quaranta e non ci credo più. Anche se a rifletterci bene, un filo di speranza rimane ed è dovuta a questo semplice pensiero: è vero che l'ipocrisia va a braccetto della prepotenza, è vero che la brama di potere è maggiore della saggezza, è vero che il furbo fa più strada del buono, ma nonostante questa constatazione, io per primo rimango fedele agli "ideali perdenti", ma che hanno un valore assoluto, eterno. E se vale per me, certo lo sarà per qualcun altro. E tra quei "qualcun altro" magari ce ne sarà uno o due o tre che non solo condivideranno quest'idea, ma a differenza mia avranno anche la forza, l'ostinazione, la costanza di non arrendersi, di passare all'azione, impegnandosi per primi, senza paura di dannarsi o di sporcarsi le mani o del fallimento. Ora non li vedo, perché il tempo è buio, o forse perché sono io che non ho la pazienza, l'interesse di cercarli, di controllare se esistono. E questa, a pensarci bene, è la vittoria del lato oscuro della forza: farci credere che tutti uguali sono, che non essendoci speranza di cambiamento tanto vale tenerci il marcio (o il "lievemente guasto" del politicamente corretto) che abbiamo. Invece no. Scrivendolo me ne rendo conto: si resiste non smettendo di distinguere il buono dal gramo, il valore da tutto ciò che ha soltanto un prezzo.


Foto by Leonora

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