Nel nome ho la G dolce, ma adoro le parole con la consonante dura. Agra, grama sono due aggettivi che associo alla vita. Non la mia, ch'è stato un nascere con la camicia e anche con giacca e cravatta, pur se sono figlio d'operai, gente che ha avuto testa alta sulle spalle perché abituata a guadagnarsi il pane a forza di braccia e piegando la schiena. E' in virtù dei loro sacrifici che io posso permettermi questa vita, ch'è serena appunto perché ho imparato l'altro versante della montagna, quello in salita. Se c'è una cosa che temo per i miei figli e per la generazione ch'è loro compagna, è proprio il crescere nella bambagia, questa esistenza ovattata in cui manca soltanto il latte di gallina. Leggo un articolo dello scrittore tedesco Hans Magnus Enzenberger, che celebra i suoi fiaschi, chiosando: "Dai successi non s'impara nulla". Peggio. Spesso il successo inganna. Se guardo a me stesso, è proprio alle cadute che devo ciò che ho di buono, è nella fatica di rialzarsi che ho imparato ad avere stima di me, a non temere il buio e a godere il tempo propizio. C'è una frase che ho scritto, ormai anni fa, su questo stesso blog: è solo grazie agli scogli che l'onda riesce ad arrivare tanto in alto. Lo penso tuttora, essendone ogni giorno più convinto. Steva Jobs ha annunciato ieri di doversi ritirare a vita privata, per la necessità di curarsi dal male che lo assedia da tempo. Del suo motto per eccellenza ("Stay hungry, stay foolish") mi piace soprattutto la prima parte. Siate affamati. Anche se è la seconda che merita uno scrupolo e insieme uno sforzo di traduzione. Per me quel "foolish" sta per folli, ma mi piace tradurlo con "visionari", anche se è interessante considerare quella letterale: "sciocco, fesso, dissennato". Un'originalità che richiama comunque una distinzione dalla massa, la pecora che esce dal gregge, l'abbandono del sentiero certo. Per questo però ci vuole coraggio. Con la g dolce.
Foto by Leonora
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