giovedì 7 aprile 2011

Abiola, la Comense e gli insulti razzisti al Palasampietro


La teste di cavolo mettono fiore in tutte le stagioni. "Insulti razzisti alla giocatrice" titola il sito web del giornale per cui lavoro, riportando un episodio accaduto ieri sera, durante la partita di basket femminile tra Comense e Bracco Sesto San Giovanni, con un gruppo di ultras con i colori del Como Calcio che ha insultato Abiola Wabara, una ragazza di colore, avversaria in campo ma evidentemente per loro un nemico. Leggo quello ch'è successo ieri sera al Palasampietro, che per anni è stata la mia seconda casa, e non so se ridere o piangere. Piango. Perché bastano un pugno di imbecilli per prendere a schiaffi una città intera, una tradizione gloriosa, la storia. Il moto di sdegno è già partito, asfaltando tutto e tutti, nel tritacarne mediatico che non distingue l'eccezione dalla regola, il branco bastardo di passaggio per caso dal palasport dalle migliaia di persone che negli ultimi vent'anni hanno partecipato con orgoglio, sportività, affetto, alle imprese della squadra di pallacanestro che ha raccolto scudetti come fossero fragole, a maggio. A quegli imbecilli che hanno profanato un tempio sportivo e calpestato la dignità non soltanto di Abiola, bensì del genero umano intero, non dedico un rigo: non lo meritano. Per condanna proporrei di mostrar loro le imprese che, grazie alle tante giocatrici di colore, hanno reso fama a Como. Mi vengono in mente Valerie Still e Bridgette Gordon, ma potrei stilare un elenco sterminato. Penso a Cherubina, la tifosa per eccellenza della Comense, una donna talmente buona che anche un pezzo di pane, al confronto, pare un coccodrillo spietato. E' per lei, per Angelo Migliavada, per Stefano Daverio, per Franco Rossetti, per tutti i dirigenti, i tifosi e le giocatrici che hanno messo cuore al Palasampietro, che scrivo queste righe. Non posso condizionare le reazioni di sdegno di cui parlavo, però posso non essere complice di chi farà di tutta l'erba un fascio. Quel che è successo è gravissimo, ma lo sarebbe ancora di più se per stigmatizzare la stupidità di chi ha teso un agguato si gettasse la croce addosso a una società che nei fatti ha contribuito a creare una cultura di tolleranza, di rispetto tra i popoli e che, fin dai colori sociali, unisce da sempre il bianco e il nero.


Foto by Leonora

3 commenti:

cafecaracas ha detto...

I soliti idioti rovinano anche un un'isola felice come il basket che con i giocatori di colore e' cresciuto poi tutti, ministri compresi si sentono in dovere di metterci il becco e dare ancora piu' risonanza...

Gianluca ha detto...

Ciao Giorgio,
sai che la frase:"questa cosa è successa a casa mia!" è la stessa identica che ho pensato anche io?
Condivido molto di quello che hai scritto e ne approfitto per salutarti.

Gianluca Piccolo

SoloDinamo ha detto...

nessuno ha buttato la croce addosso a Como e alla comense.
Sarebbe stato sufficiente dire "erano infiltrati del calcio, non c'entriamo nulla, siamo dispiaciuti perché queste cose non si fanno soprattutto nel basket, cacciamo via QUESTI VIGLIACCHI dai palazzetti"...ecc.
Nulla di tutto questo, la colpa a quanto pare è della Wabara perché ha alzato il dito medio.
Un'atleta insultata e diffamata, in tensione per la partita e ovviamente stanca.
La prossima volta che in giro vi denigrano e vi dicono "sporco italiano di merda", fate spallucce e sorridete,
anzi offrite caffè e pasticcini...
ma per favore !