martedì 12 aprile 2011

Profughi, Lega e un punto di partenza


In Ticino, alle elezioni di sabato e domenica, stravince la Lega. Al di qua del confine - lo stesso confine dove un giorno sì e l'altro pure vengono fermati i profughi in fuga dalla loro patria e pure dall'Italia - è sempre la Lega a spopolare. Facciamo la voce grossa, per farci a nostra volta coraggio e mascherare la paura. Siamo stati generazioni di venditori di piazza, con il catalogo sotto il braccio e un paio di calze nella valigia, alla conquista del mondo, siamo ora assediati in casa nostra, che hanno paura non soltanto dell'estraneo, ma della loro stessa ombra. Esportavamo prodotti e pure intelligenza, cultura, guardando al pianeta come un'opportunità da cogliere, mentre ora è insidia da evitare, chiudendo a doppia mandata la porta. Non faccio lo snob, vivo in questo fazzoletto di terra e alcune considerazioni della Lega mi sembrano ragionevoli, anche quando non posso condividerle, per lo stesso motivo per cui mi arrabbio con chi mi taglia la strada, magari suono il clacson, però non scendo e lo riempio di botte o gli sparo in testa. Nati non fummo per viver come bruti e c'è sempre un grado di separazione tra la reazione istintiva e la saggezza della buona scelta. Condivido dunque le preoccupazioni, sull'accoglienza, non sposo una linea esclusivamente buonista, tuttavia vorrei che alle molte voci protettive se ne unisse almeno una profetica, visionaria, capace di opporre alla debolezza della difesa, la forza di un principio, ch'è quello dell'integrazione, del trarre il meglio dalla differenza. Penso agli Stati Uniti e a quello che ha detto il giornalista Federico Rampini, a Como, ieri, cioè che la Cina si sta imponendo non soltanto come potenza economica, bensì come modello di sviluppo per i paesi attualmente sotto la soglia di sopravvivenza e che se l'Europa è destinata al declino, gli Stati Uniti si salveranno, proprio per la loro capacità di raccogliere le intelligenze migliori, per quel melting pot, quel crogiulo, quell'abilità d'amalgama tra elementi diversi della società umana. Non sono stanco soltanto della facce dei nostri politici, mi urtano anche le promesse da poco, le parole da destra a sinistra, scandite ad uso e consumo della massa, per blandirla e lisciare il pelo, secondo il verso non giusto o sbagliato che sia, bensì dettato dal sondaggio, dall'opionione diffusa, fosse pure la mia. Mi spaventano gli uomini forti, quelli unti dalla provvidenza, ma ancor di più l'idea debole che di cui si nutrano e che spacciano per panacea. Ai molti che sbarcano sulle nostre coste, oggi, rivolgerei le domande che ben sintetizza il mio amico Marco Migliavada, ("Hai i documenti? Se non li hai perchè? Se li hai perchè hai speso migliaia di euro per un barcone invece di un centinaio per un volo low cost? Dove vorresti arrivare? Come pensi di riuscire a mantenerti a destinazione? Cos'altro sai fare oltre a ciò che rappresenta la tua aspirazione? Sono le domande di buon senso che farei a uno sconosciuto per accoglierlo in casa mia insieme ai miei cari senza metterli in pericolo"). Ne aggiungerei una settima e un'ottava: cosa posso fare io per te e cosa tu puoi fare per me. Sarebbe un buon punto di partenza.


Foto by Leonora

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