Il sole dentro. E' quello che cerco e spesso trovo, in questi giorni di cielo terso e tempo splendido. Sul lavoro non mancano i problemi, però esiste una sostanziale serenità di fondo, che fa superare con il sorriso pure le frizioni tra colleghi, specie quelli del mio settore, che sopportano i miei sbalzi d'umore, le mie inadeguatezze, le debolezze di chi non è nato per il ruolo che ricopre, ma impara da tutti e cerca di essere degno dell'incarico ricevuto. Resto sempre convinto che il gioco di squadra valga più del talento del singolo e che se c'è la volontà di remare dalla stessa parte, non solo si può raggiungere qualsiasi obiettivo, ma resta pure un avanzo per soddisfare le esigenze di ognuno. A casa poi tutto si stempera, i figli crescono (ma quanto crescono? Giacomo è alto quasi uno e ottanta e la gente ride quando, sugli spalti, dalla tribuna, mentre lui gioca a calcio, io gli grido: "Vai, Giacomino!") e le stagioni si susseguono con la precisione e la non curanza che ti fanno scoprire vecchio senza che te ne sia reso conto, di tutto questo correre veloce del calendario. A differenza degli anni scorsi, bado ai lavori in giardino più volentieri, sbuffando meno. Entro i prossimi sette giorni mi toccherà vangare l'orto e non mi pesa. Credo che la differenza tra il ragazzo che ero e l'uomo adulto sia questa: la costanza ineluttabile con cui ci si alza al mattino, sapendo di dover affrontare i propri impegni, senza fare i capricci, pestare i piedi, tenere il broncio.
Foto by Leonora
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