mercoledì 4 maggio 2011

Con gli occhi al cielo


Di tanti volti, monumenti, viali, scorci di città, il momento più toccante è stata un'alba, mentre la nave raggiungeva Marsiglia e il sole è sputato dai monti, diventando in tre minuti da spicchio sottile a un tondo rosso e perfetto, facendo brillare le coste brulle e chiazzate di verde alle nostre spalle, mentre il cielo da azzurro intenso diventava chiaro. "Non può finire tutto qui" ho pensato, "deve esserci qualcosa d'immenso nascosto nelle piccole cose che neppure vediamo". Era più di un pensiero, era una certezza, una consapevolezza, di quelle che non durano a lungo e che assomigliano a un fare dieci o dodici passi in perfetto equilibrio su una corda tesa a due metri dal suolo. Poi crolla tutto e non ci si capacita di come sia potuto accadere e anche se ci si mette d'impegno e si riprova non si riesce a ricreare quell'estasi in cui la mente si apre all'intuito, illuminandosi per un istante al mistero. C'era qualcos'altro però, quella mattina, ed era la rivelazione che nulla di ciò ch'è materiale può dissetare, sfamare, acquietare e dare pace all'animo umano. C'è una dimensione spirituale che troppo spesso trascuro e che invece è necessaria quanto l'aria che respiriamo o la pasta, il pane, l'acqua che mai manca in tavola, ogni giorno. In questi mesi sto molto attento al fisico, facendo spesso movimento, badando a tenermi in forma, tonico, mentre il tempo che riservo al cuore e alla testa rasenta lo zero. Non è giusto. La pigrizia e la mancanza di consapevolezza completano il quadro, facendo di me un uomo più arido, gretto, asciutto, di fiato corto e orizzonte piatto. E' ora di aprire la finestra, di alzarsi dalla sedia e mettersi qualche volta di più con gli occhi al cielo, magari in ginocchio.

Foto by Leonora




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