Foto by Leonora |
Quest'estate, ad esempio, Giacomo e Giovanni hanno preso concedo da allenatori di calcio che nei mesi precedenti li hanno formati, sul campo e nel carattere.
Antonello (Ghielmetti), Osvaldo (Braga), Ciccio (Signorello): li volevo ringraziare pubblicamente, perché hanno dato moltissimo ai miei ragazzi, arrivando là dove non potevo arrivare io e formando a tutto tondo, pur essendo diversi tra loro.
Ciccio ad esempio non lo scopro adesso. Negli ultimi due anni ha preso per mano Giovanni, ma in passato era stato mentore di Giacomo, con cui ha conservato uno splendido rapporto. Persona di cuore straordinario e dalla gestualità teatrale, mi è sempre piaciuto perché non è perfetto, incarnando in questo il ruolo paterno, che educa sia con l'esempio positivo, sia con quello negativo. Come quando si incavola, ad esempio, e smoccola. Oppure quando è duro. Non vizia i ragazzini, li abitua a stare al mondo.
Di identica tempra, anche se differente nell'atteggiamento, è Antonello, che con il Parè '97 ha condotto Giacomo. Il verbo non l'ho scelto a caso, trattandosi di un vero condottiero, un marine prestato all'atletismo, un sergente di ferro che però sa trovare energia con la meditazione, alla maniera di un monaco buddista. A metà dell'anno scorso si affiancò a una squadra allo sbando, mio figlio compreso, e seppe darle un'identità passando per il sudore, la fatica, il sacrificio. Prendete un adolescente e fatelo correre carponi nel fango: se non vi manda al diavolo lo avete conquistato. E Nello, per non farsi mandare al diavolo, nel fango o nella polvere, in discesa come in salita, al gelo o nel buio di un bosco, era sempre il primo, a dare l'esempio, con i suoi sessant'anni portati da dio.
Ugualmente tenace, anche se meno istrionico, Osvaldo, "master and commander" del Parè '96, come istruttore di calcio il mio preferito: con lui Giacomo non ha mai sbagliato una partita, sapendolo sia motivare che ritagliargli il ruolo perfetto. Uomo dalle parole misurate, Osvaldo è un leader naturale, oltre che un uomo serio, abituato a dirti le cose in faccia, guardandoti negli occhi. Dei tre è quello che mi spiace più dover salutare, perché come allenatore lo stimo davvero, anche se non do torto a Giacomo che avendo diciasette anni vuole mettersi alla prova, cambiando squadra e facendo un passetto in più, lui che di solito è abitudinario. Tutti e tre, ad ogni modo, avranno sempre la mia riconoscenza, oltre che stima ed affetto. Se Giacomo e Giovanni e tutti i loro compagni diventeranno uomini o comunque un po' migliori di ciò che erano lo dovranno anche a loro.
P.S. Non voglio dimenticare neppure Luca Sassaroli, che ha affiancato Ciccio, e Francesco Nigro, allenatore del Parè '97 con Nello. Senza fare grandi discorsi, sono stati preziosissimi e non saranno dimenticati.
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