(Nelson Mandela)
Il cambiamento passa sempre da se stessi, perché noi stessi siamo le sole persone su cui possiamo confidare, incidendo a fondo.
Accettarlo non è semplice - specie nelle molte occasioni nelle quali ci sentiamo seduti dalla parte della ragione, sistemando gli altri sullo sgabello del torto - eppure è un modo sicuro per il cambiamento, vero.
Badare al proprio, senza giudicare o attendere le mosse dell'altro, evitando di crearsi delle scuse, è anche il cuore di un video che anni fa mi aveva illuminato e che ricordo spesso. È quello di Velasco, allenatore di pallavolo e motivatore a tempo guadagnato, in cui racconta: "L’attaccante schiaccia fuori perché la palla non era alzata bene, e si lamenta con l’alzatore perché l’alzata non era perfetta. A quel punto l’alzatore si gira verso il ricevitore, lamentandosi che la ricezione non era perfetta: "Se tu che sei il ricevitore non ricevi bene, io che sono il palleggiatore non riesco a fare l’alzata perfetta e poi l’attaccante schiaccia fuori". A quel punto il ricevitore si gira, cercando qualcuno a cui dare la colpa… Ma lui riceve la battuta dalla squadra avversaria, per cui non può dire all'avversario di battere facile così da ricevere bene e lì finisce la catena…".
Per Velasco la soluzione è semplice: "Gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono!". E per risolverla non hanno che un modo: disporsi al meglio, cambiare la propria postura o l'ampiezza del salto, l'inclinazione del braccio, la rigidità della mano, per fare in modo che si ottenga il meglio.
Cambiare se stessi, non sperare nel cambiamento altrui o attorno: un'indicazione semplice, attuabile subito, per cui non dobbiamo attendere la ricetta del medico né alcuna autorizzazione ministeriale.
P.S. “Cambiare” è come “convertirsi”: un verbo che pretende la forma riflessiva, prima persona singolare.
Io, in cosa sono disposto a cambiare?
Per quanto mi riguarda, dovrei avere più disciplina, ad esempio.
Essere più coraggioso, audace, intraprendente anche.
E meno supponente, permaloso, più umile.
Di quella umiltà che consiste nel mostrare il proprio lato debole, senza vergognarsi, nel caso tendendo la mano, per chiedere (un consiglio, un aiuto, un’opportunità, un’occasione…).
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