mercoledì 27 ottobre 2021

La virtù del trascurare (Pazienza e distanza)

“Non c’è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza.”
Lev Tolstoj

Ho il pollice verde pallido, tendente alla sindrome da premura: la maggior parte delle piante d'appartamento di cui mi occupo muore per questo, per eccesso di cura.
I due esemplari di "dracaena", detti anche tronchetti della felicità, si sono prima intristiti poi spenti così, esauriti dalla continua attenzione riservata, dando ad esse acqua quando non sarebbe servita e negandola nei momenti in cui era più che necessaria.
Colpa mia: applico al mondo vegetale le regole dell'esistenza umana e di questo tempo frenetico in cui immaginiamo di poter intervenire su tutto, persino quando sarebbe opportuno fare nulla.
Le piante invece sono maestre di pazienza: non hanno gambe né braccia, bensì fronde che tendono al cielo e radici che le tengono ancorate alla terra, per cui hanno imparato a non correre, ad affrontare altrimenti il rischio, il pericolo, l'emergenza.
Invidio i giardinieri esperti, la cui passione è il contrario della frenesia. Sono in sintonia con il mondo e stando un passo indietro, vedono lungo e vanno più lontano di chi come me si accapiglia.

P.S. I greci ci hanno insegnato che esiste un "tempo giusto", il kairos; di giusto dovrebbe sempre esistere anche una misura, una distanza.
Pure con le persone. I familiari, i parenti, i colleghi, gli amici. Troppo vicini si soffoca, troppo lontani ci si perde di vista, si tronca la relazione, non si comunica.

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