domenica 19 settembre 2010

Un altro discorso


Ognuno ha i suoi rimpianti (io ho temuto per anni di non avere rimorsi, ma questo è un altro discorso). Il mio principale è non essere andato ad abitare un anno o due all'estero (un altro è aver smesso quasi subito di giocare a pallone, ma anche questo è un altro discorso). Ho radici profonde, neppure riuscivo a immaginare di lasciare genitori, amici, abitudini varie per trasferirmi in qualche paese lontano, tipo l'Inghilterra o la Francia, a Parigi, oppure gli Stati Uniti, che sono sempre stati la meta ideale (al tempo dell'università mi avevano chiesto di lavorare per un anno alla Caritas di Colonia, in Germania, ma questo è un altro discorso). L'altro giorno ero seduto a un tavolino di piazza Mazzini, con una bella ragazza che si chiama Sarah e che sta concludendo una ricerca sul lago di Como. Sarah è francese ma vive da anni in Australia e mi spiegava qualcosa di quel continente lontano, uno stato grande quanto l'Europa, se non di più, in cui vivono appena una ventina di milioni di abitanti. E' un paese con spirito anglosassone, mi ha detto, ordinato, vasto, con incredibili opportunità di lavoro (cercano ingegneri stranieri perché quelli di casa vanno tutti a fare i camionisti, guadagnando un sacco di soldi, ma - tanto per cambiare - è un altro discorso) ed è usuale staccare il venerdì pomeriggio e ogni tre o quattro anni prendere qualche mese di riposo, per rilassarsi o fare un viaggio. "Hanno case ampie, ottime scuole, un ritmo di lavoro neppure paragonabile per intensità al nostro e una natura incontaminata e maestosa - raccontava Sarah - sembra di vivere nelle favole . Tanto per dire: sulla spiaggia ci sono enormi barbecue per l'uso comune, con tanto di bombole del gas, e nessuno si sogna di rubarle o distruggerle, ma questo è un altro discorso" (stavolta l'ha detto lei, io non c'entro!). Lei non vivrebbe lì per sempre, perché le piace viaggiare, è giovane, ha in mente l'Africa, però mentre lei parlava pensavo che non sarebbe male se mi trasferissi io. Noi, intendo, tutta la famiglia. Una bella casa sull'oceano, ritmi tranquilli, un futuro luminoso per i figli... "Perché no?" pensavo. E per la prima volta in vita mia s'è insinuata la tentazione di lasciare tutto, di ricominciare da un'altra parte e in fondo in fondo di essere altro rispetto a ciò che sono. Ma pure questo è un altro discorso...


Foto by Leonora

2 commenti:

Unknown ha detto...

i comaschi difficilmente abbandonano la loro terra (e io sono l'eccezione che conferma la regola), ma questo è un altro discorso ancora...
buona giornata giorgio.

Fede ha detto...

"Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti."
(C. Pavese, 'La luna e i falò')