lunedì 6 dicembre 2010

Diverso da chi?


Cinque giorni a casa sono una manna nel deserto. Dovevamo andare a Venezia, dovevamo andare a Ravenna, dovevamo fare questo e quello. Nevica. Restiamo a casa, tutto il giorno. Per me il paradiso è questo, seppur in dosi omeopatiche, perché l'ozio è condizione ideale solo se guarnita dal "negozio", dal darsi da fare prima e dopo. Ci pensavo stamattina, nel dormiveglia. Lavorare è un ottimo modo per non pensare ad altro, per evitare di confrontarsi con problemi, dilemmi, persino angosce che vanno dal banale al profondo, dalle preoccupazioni pratiche (dove andare in vacanza, comprare o no una nuova auto, come tirare la fine del mese...) alle domande essenziali del perché il dolore, la sofferenza, la malattia, la morte, lo stare al mondo. Quesiti a cui non si sfugge se non appunto fuggendo. Un modo meno impegnativo per me è leggere, mettere la testa nei libri, sostituire all'universo reale uno immaginario, che tuttavia dura il tempo d'un mattino. Se poi l'argomento è interessante le stesse domande esistenziali tornano con prepotenza in scena, lasciandomi sospeso nel dubbio. Ma non è per questo che oggi scrivo. I telegiornali, in queste ore, danno notizia della ragazzina scomparsa a Brembate, in provincia di Bergamo. Sospettano un terribile omicidio e hanno fermato un marocchino. A Lamezia un giovane, sempre di origine marocchina, ha investito e ucciso sette ciclisti. Persino tra i miei contatti di Facebook le reazioni non si sono fatte attendere, tutte dello stesso tono: rimandiamo gli immigrati a casa loro. Non voglio aggiungere nulla, se non che - può piacere oppure no - casa loro è ormai la nostra. Punire chi sbaglia è giusto, perseguitare un'intera categoria solo perché proviene da un paese straniero è sbagliato. Lo era quando gli immigrati eravamo noi in Svizzera, in Germania, in Belgio, lo è allorché a immigrare sono gli altri nel paese nostro. A questo proposito sono orgoglioso del reportage realizzato da Dario Tognocchi e dal mio collega Stefano Ferrari, in via Milano alta, a Como. Un video che consiglio di vedere a tutti coloro che hanno a cuore la verità e il reale, contro ogni pregiudizio.

Foto by Leonora

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