sabato 21 febbraio 2015

Il contagio del male (e come evitarlo)


Foto by Leonora
Ci sono uomini e donne che vengono abbattute dalle delusioni, dai torti, dai dispiaceri.
Altre invece che le trasformano in benzina, carburante per reagire, ripartire, rialzarsi più forti e determinati di prima.
E ci sono infine persone - la maggior parte credo - che stanno sul crinale, che vorrebbero usare dispiaceri, delusioni, torti subiti come leva, invece ne restano schiacciati o invischiati, rovinandosi la vita o per lo meno cancellando la serenità e dunque in qualche modo ingigantendo e amplificando gli effetti dannosi, il male che già di per sé, spoglio, è una ferita.
Non permettiamolo. Non lasciamo che la cattiveria diventi come la pioggia di oggi nei prati, penetrandoci a fondo, colmandoci il cuore fino a traboccare, occupando il posto che dovrebbe essere dei pensieri sereni, luminosi, positivi. Lo dico ad Isabella, che viene messa a dura prova in questi giorni, per vicende privatissime, ma lo ricordo soprattutto a me stesso.
La tentazione di reagire alla prepotenza con la prepotenza, di opporre all'offesa il dispetto, alla vigliaccheria lo sgarbo, il gesto vendicatore al colpo a tradimento è forte, seducente, normale direi. Mi è capitato cento volte e cento volte ho dovuto scegliere tra l'assecondare l'istinto, dare fuoco alla pira del risentimento, oppure farmi scivolare le cose addosso, ricordando il male subìto, ma senza assecondarlo. "Non diventerò come loro" mi ripeto in quelle circostanze, confidando che il fissare alle parole un proposito mi aiuti a scegliere la strada giusta, a serrare sì la mascella e stringere i pugni, ma per uscirne più forte, non per farmi trascinare a fondo (anche perché, nove volte su nove, chi provoca, offende e ferisce, in quel fondo si trova a suo agio e lì quasi sempre ha la meglio, mentre se portato in superficie, dove c'è aria, è come quegli organismi - anaerobi - vengono annientati, scompaiono).
Non diventerò come loro. Una consolazione niente affatto magra, perché è la stessa che quando poi al mattino mi guardo allo specchio o quando la sera appoggio la testa sul cuscino mi fa essere in pace con me stesso, mentre i prepotenti, i vigliacchi, i subdoli friggono e si consumano, impagati del male che hanno fatto e consapevoli di non avermelo neanche un po' trasmesso, infettato.

1 commento:

Magnoli@ ha detto...

forse appartengo alla terza categoria?
si ci metto decisamente tempo a ridurre le ferite che le delusioni ampliano come macchia d'olio.
alla fine riprendo a vivere...si alla fine si è costretti a continuare a vivere e forse, dove sbaglio è: che dimentico proprio da dove è venuto il male ...bah!!!!!