mercoledì 25 febbraio 2015

Il futuro è loro (Yes they can work)

Foto by Leonora
Il mondo che ci sembra più scuro, grigio, in verità i colori li ha: siamo noi adulti a non accorgercene, perché con l'età si guadagna in saggezza ma si perdono diottrie. Anche quelle del cuore.
Mi dico spesso che i nostri ragazzi se la caveranno, che il pianeta continua a girare da millenni e non deciderà certo di prendersi una pausa in coincidenza con il nostro passaggio. Un atto di fede più che una concessione alla speranza, mentre ieri no, ieri ne ho avuto una conferma tangibile, reale.
Merito di Edoardo, Valentina, Oscar, tre ragazzi di quarta superiore dell'Istituto Caniana di Bergamo (che è un po' l'equivalente della Ripamonti, a Como). Sono loro ad avermi rincorso per le scale e contattato, dopo che con centinaia di altri studenti erano rimasti in silenzio ad ascoltare alcuni responsabili del gruppo Sesaab, compreso il sottoscritto, sul mondo del lavoro e la scelta da fare, dopo che avranno concluso il loro corso scolastico.
Da me volevano il permesso di fare visita a Mediaon e fino a qui ci siamo: accade spesso.
Il bello è invece ciò che mi hanno spiegato dopo, cioè che sono una ventina e fanno parte di un progetto chiamato Yes We Can Work. L'obiettivo è di abbinare alle lezioni la possibilità di apprendere metodi, tempi e modi del lavoro, perciò si sono dati una struttura aziendale, con tanto di ruoli definiti. Edoardo ad esempio è il general manager, Oscar è lo "sviluppatore grafico multimediale", Valentina la responsabile delle risorse umane.
Mi ha fatto tenerezza e insieme suscitato ammirazione Valentina, dicendomi che stava parlando con me poiché il compito che le è stato assegnato è quello di ampliare le competenze in suo possesso: si occupa di grafica, ma deve imparare a relazionarsi con gli altri, a tessere rapporti. L'ascoltavo parlare e sentivo di assistere a qualcosa di immenso: non erano soltanto parole, era il passo del tempo, il rumore che fa il futuro quando irrompe sulla scena e segna un cambiamento.
Ignoro il loro destino, però da ieri la clessidra s'è ribaltata e mentre prima ero preoccupato per l'avvenire dei miei figli, coetanei di Oscar, Edoardo e Valentina, oggi ho la consapevolezza che sarà più dura per il sottoscritto e per tutti quelli della mia generazione, abituati a giocare con il futuro in difesa, mentre i ragazzi lo attaccano.
Una foto dell'incontro di ieri
P.S. Non conosco chi sia l'insegnante che sta seguendo i ragazzi di "Yes we can work" ma bisognerebbe farle un monumento o quanto meno un articolo. Il post scriptum riguarda tuttavia un episodio che la dice lunga sul ruolo ribaltato. Dopo aver parlato con i tre ragazzi, io ho estratto dalla tasca il mio telefono e ho detto: "Bene, lasciatemi un contatto. Va bene la mail, Twitter, Facebook...". "Guardi - mi ha risposto serio e inappuntabile come un vero professionista Edoardo, con la sua giacca di taglio moderno e la camicia bianca - innanzi tutto le lascio il mio biglietto da visita" e zac, mi mette tra le mani un rettangolo nero con scritto in positivo nome, qualifica, mail, telefono... E io, che i bigliettini li dimentico sempre a casa e li ritengo inutili, mi sono sentito per un'istante fuori luogo ma non ho detto nulla perché in realtà mi veniva da abbracciarlo. Guardavo lui ma vedevo Giacomo, Giorgia, Giovanni, Alberto, Silvia, tutti i ragazzi che conosco e mi sentivo contento, sereno.


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