I lineamenti invece sono rimasti dolci, così come gli occhi, luminosi, tali e quali a quelli del bimbo che eri quando in questa casa - la tua casa - sei arrivato.
Con te sperimento un bene vero, ricambiato. Sei cresciuto migliore di chi ti sta attorno e anche questo è un piccolo miracolo: fa onore a te e stupisce coloro che sanno soltanto misurare, ignorando che nella vita uno più uno non fa sempre due: l'amore moltiplica pure lo zero.
Così ti osservo mentre cucini, in quello che hai scelto per lavoro, e ammiro la tua meticolosità paziente, l'indipendenza d'azione, la confidenza tipica di chi agisce, prima che di ragione, d'intuito. Diventi ogni giorno più adulto, conservando per fortuna tratti fanciulleschi, che sulla soglia del diciottesimo compleanno stridono soltanto per quanti confondono il serio col noioso.
"Benedizione", sei una benedizione, è la prima parola che a te associo, convincendomene ogni giorno che passa, considerando ciò che sei al fondo: un dono.
P.S. C'è stato un tempo che scrivevo molto di te, pur se in forma anonima, poiché non volevo condizionarti e parimenti tenevo al fatto che di te bambino e poi ragazzo non andasse disperso tutto. Facevo memoria ed era una sorta di corredo. Se penso a te riesco a cogliere nitidamente ciò che non so, ma sento: l'esistenza di una rete di connessioni vasta e tuttora misteriosa, ch'è come il mare per i pesci, che essendo ovunque non dà modo di esser percepita dal di dentro. Ricordo il modo in cui sei arrivato; le coincidenze che - prima ancora - ti hanno portato al mondo; quel portento che è la natura, che segue suoi percorsi e non dà soddisfazione agli umani che vorrebbero ordinarla a loro piacimento, avendo la presunzione - la tracotanza - che esista un giusto e uno sbagliato e che lo sbagliato o il giusto siamo noi a deciderlo. Pia illusione. E tu sei qui a dimostrarmelo, ogni giorno, senza dover proferire parola, con quegli occhi scuri e profondi che per fortuna sovente si illuminano.

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