giovedì 10 febbraio 2011

La legge del più forte


La salute non è tutto, ma basta una settimana di malessere per dipingere il cielo di nero. Forse è passata, incrocio le dita e tiro il fiato. Non volevo comunque parlare di questo, bensì di una serie tv della Hbo, che s'intitola "Boardwalk Empire", prodotta da Martin Scorsese e Mark Wahlberg, con una sigla strepitosa e protagonista uno Steve Buscemi da favola. Ne parlo per il teorema ch'è sotteso alla storia e ch'è poi il comune denominatore di tutte le produzioni di Scorsese e cioé che quel che siamo diventati è frutto di brama di potere, saccheggio, violenza. Vale per la grande storia e per la piccola, quella di tutti i giorni, dai rapporti di vicinato a quelli di scrivania. Le idee e le persone spesso si impongono infrangendo norme e buone maniere, rompendo lo schema. Tracciare una linea di confine non è facile, anche perché se la prevaricazione del debole è esecrabile, nel confronto tra pari la demarcazione è meno netta. Il politicamente corretto vorrebbe una purezza cristallina, ma è da ipocriti fingere di non sapere che se l'uomo primitivo avesse rispettato le regole saremmo ancora all'età della pietra. A me però, a differenza di Scorsese, intriga come mai dopo la violenza primigenia, entra sempre in gioco la volontà di riportare regole condivise, aspetti nobili, accantonati prima. Se la violenza innalza, è altrettanto vero che brucia, prosciuga, spaventa gli stessi che l'hanno generata e c'è in quasi tutti i boss il desiderio che il figlio percorra un'altra strada, pulita. Poi invece leggo certe intercettazioni telefoniche, certe dichiarazioni sui giornali di genitori la cui figlia si concedeva ai potenti per avere un posto al sole, qualche soldo in banca, una particina in tv o una villa con piscina e le mie certezze crollano. E se la violenza mi spaventa, la meschineria mi mette soprattutto una sconsolata tristezza.


Foto by Leonora

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