giovedì 22 ottobre 2020

Non si sa mai (Alleggerire lo zaino)

Fatico a cancellare, porto sullo spalle uno zaino zeppo, negando la prima regola di chi scala le montagne: salire leggero.
Lo spiegò ai ragazzi che erano in studio con me, per intervistarlo, Simone Moro. "Deve starci tutto, ma il tutto deve essere il meno possibile, perché ogni chilo in più, moltiplicato per chilometri e per i metri d'altura, diventa un macigno". Aveva fatto pure un calcolo, ma come tutti i numeri l'ho dimenticato.
Resta il concetto, che pure nella vita calza a pennello.
Invece no. Lascio andare nulla o poco, tendo a trattenere, butto di rado e quando accade lo faccio con rammarico, quasi un dolore fisico, come se mi cavassero un dente e non i vestiti lisi e fuori moda, che ingombrano l'armadio, o gli appunti presi su un foglietto, i messaggi ricevuti sul telefono, gli oggetti più disparati, perché "non si sa mai", "magari servono".
Sbaglio. Lo so. Deve essere una tara genetica o l'impronta trasmessa da chi mi ha preceduto. Dovrei allenarmi o rieducarmi, meglio, a fare più pulizia, ad abbandonare lungo il sentiero quanto non è strettamente necessario.
Per quanto possa essere utile infatti, "trattenere" è il contrario esatto di vivere. La vita infatti scorre, trattiene mai, continua a germogliare piuttosto, è una pentola che bolle, non una vaschetta sottovuoto nel comparto congelatore del frigorifero.


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