venerdì 15 gennaio 2010

La pazienza delle piante


Sono diventato alto che avevo quindici anni e facevo già il liceo. Non me ne accorsi che guardando, qualche mese dopo, una fotografia: io e il mio amico Angelo eravamo allo Stelvio, davanti a una montagna di neve e lui, di un anno maggiore, era almeno una testa sopra la mia. In pochi mesi, madre natura mi concesse il bonus che m'aveva negato prima, anche se basso non lo sono mai stato. Però avevo le scapole sporgenti (le "ali", diceva mio padre) ed ero magro. Anche i primi peli spuntarono tardi, rispetto ai miei coetanei, ma quello non mi pesava, perché sempre mio padre non era particolarmente villoso ("uomo peloso, uomo scimmioso" sorrideva, piegando alla rima il politicamente corretto e l'italiano). Ricordo anni in cui mi mettevo in competizione, per dimostrare che lo stavo raggiungendo o superando. Anni di scarpe troppo larghe e vestiti abbondanti, rubati a lui con l'orgoglio di chi vuole tagliare un traguardo prima che sia arrivata la linea. Qualche mese dopo fu tuttavia mio padre ad incassare la sconfitta, quando vide che lo stavo superando in altezza e lui, che del suo metro e ottanta era orgoglioso come una medaglia al petto, per un po' negò l'evidenza, non sapendo di diventare più piccolo ai miei occhi proprio perché insisteva nell'essere più grande. Non so se l'ho già scritto da qualche parte, in questo blog, ma molti di quelli che considero pregi sono a specchio delle sue debolezze: lui fumava e io non l'ho mai fatto; alle feste magari beveva un mezzo bicchiere in più e gli si scioglieva la lingua, e io non ho mai esagerato con il bere; nel discorso aveva per intercalare parolacce o bestemmie addirittura e io ho sempre cercato di evitare. Peccato che questo principio valga anche alla rovescia, così mi trovo appiccicati dei difetti (di cui qui per amor proprio e un pizzico di vigliaccheria non parlo) che lui non aveva.

Accidenti, dottor Freud, sono finito ancora con lo scrivere della figura paterna, ma chiedo venia: avevo tutt'altra intenzione e cioè di tranquillizzare tutti quei genitori che vorrebbero perfetti i loro figli e invece non debbono avere fretta. E il primo di tutti quei genitori sono proprio io, che spesso dimentico la lezione di pazienza delle piante: se le guardi, non crescono.

Foto by Leonora

1 commento:

silvia ha detto...

Bellissimo post! Non dirmi che il finale delle piante è tuo perchè stramazzo al suolo.
About parents: mi chiedo se il bisogno di confrontare se stessi coi propri genitori arrivi automaticamente con l'età, o scaturisca da determinate situazioni.
E' una cosa che sto facendo anch'io, col risultato di vedermi assomigliare a mio padre (e la cosa non mi piace affatto)
About son: i figli non potranno MAI essere come noi li vogliamo, per fortuna.
P.S. Gli uomini che non esagerano col bere? 100 punti, da parte mia.