mercoledì 22 giugno 2011

Apple killed the old attitude (De tecnologia limes)


E' ora di rimettersi in marcia. Suona strano per chi come me crede di non essersi mai fermato e anela alle settimane estive per tirare il fiato, per conoscere tregua. Eppure, se guardo indietro, in tanto affanno trovo poco che valga la pena d'esser ricordato. Un segnale, una spia che qualcosa ho sbagliato. In questi giorni sono cupo, ma ormai mi conosco e so che non si tratta di rilassamento, bensì della carica a molla del mio ingranaggio. La tecnologia mi tiene lontano dai libri e so ch'è sbagliato. In principio credevo fosse questione di equilibrio, ora intuisco che il divario che s'è creato è più profondo di quanto immaginavo, che se la ragione e la consapevolezza non intervengono rischio una deriva che non immaginavo. Mi viene in mente una canzone: "Video killed the radio star". Proporrei una versione aggiornata: è Internet che uccide l'apprendimento come lo conoscevamo. Piaccia o no, questo è il risultato, invece di fasciarsi la testa o gridare allo scandalo, tanto vale rimboccarci le mani e vivere appieno questo tempo, cercando di non subirlo, semmai di orientarlo verso cio' che c'è di vero, di buono, e che rischia di esser perso. Nel frattempo, mi stupisco nel ricordare com'era la vita senza il computer. Di più. Senza telefonino! Eppure, lo giuro, quel tempo c'è stato. Come facevamo? Come potevano non essere reperibili ventiquattro ore al giorno? Come reagivamo nel non sapere dov'erano i nostri figli (per la verità allora il figlio ero io: dovrei chiederlo a mia madre) o la moglie (non ero neanche sposato) o gli amici (quelli sì, li avevo. Chissà come era arduo rintracciarci evitando di fare ciò che Giacomo fa ora, scambiandosi una pioggia di sms, chiamando al telefono ogni minuto e appena ci si saluta richiamarsi di nuovo. Eppure ci incontravamo, eppure non restavamo chiusi in casa per l'impossibilità di mettersi d'accordo. Anzi, in casa mi pare restino più adesso, che pure sono collegati con il mondo.
Non è un discorso nostalgico, né un "si stava meglio quando si stava peggio" (se c'è una cosa che odio sono le malinconie da arcadia perduta). Piuttosto un ricordarsi che diverso, più efficacie, certo più dinamico e veloce è il mezzo, ma identico è il fine, ch'è quello di non essere soli, di crescere, di stare insieme, di ritagliarsi un posto nel mondo. Proprio ciò che faccio da quaranta(quasi)cinque anni e che mi spinge ogni giorno a non fermarmi o, se mi fermo, a ripartire di nuovo.

Foto by Leonora

Nessun commento: