giovedì 30 giugno 2011

Giorgio Gandola nuovo direttore de "L'Eco di Bergamo"


Il dado è tratto: Giorgio Gandola lascia "La Provincia di Como" (e Lecco, Varese, Sondrio) e sarà il nuovo direttore de "L'Eco di Bergamo". Se lo scrivo qua (facendogli un dispiacere, a dimostrazione che è dagli amici che bisogna guardarsi non dai nemici) è perché ora posso parlare di una persona che stimo senza timore di piaggerie o il sospetto di un possibile tornaconto. Del resto, più di ciò che ha fatto per me non potrei pretenderlo: in tempi di zero assunzioni mi ha portato al giornale e lo considero ancor oggi un miracolo, oltre che un privilegio. Sono di parte, dunque, ed è bene precisarlo. Ai colleghi bergamaschi che in questi giorni saranno avidi di sapere "chi è Giorgio Gandola" due o tre cose posso dirle, senza girarci troppo attorno.
Giorgio Gandola è un uomo sereno e un giornalista serio. Penna come ce ne sono poche, quando scrive dà il meglio di sé, senza apparente sforzo, usando un'ironia sottile in cui non c'è traccia di retorica o di trombonerie, neppure a cercarle col lanternino. Lontano dai salotti e dalle logiche di partito, lo definirei un liberale vero e un laico. Laico nel midollo, non di facciata. Per dare una misura oltre che un'idea del soggetto, egli è al polo opposto del bigotto. Siccome però lo conosco e so che i complimenti gli procurano un prurito d'orticaria, farò di peggio: dirò un’ovvietà: Giorgio Gandola non è immune da difetti. Tra essi c'è il fatto che, come tutti i buoni d'indole, quando si arrabbia sale di tono e taglia corto, troncando il discorso. E raramente, per non dire mai, pesta i pugni sul tavolo. Molte volte, in confidenza, parlando di questo o quel problema, mi ha detto, autoironico: "Perché qui, se ci fosse un direttore vero...". Vero è come quelli che ha avuto lui, geniali e balzani allo stesso tempo: Montanelli e Feltri, ma anche Belpietro, di cui mi ha sempre parlato benissimo (facendomelo - per proprietà transitiva - rivalutare, pur se a pelle non gli darei un centesimo). Chi si illude però di avere a che fare con un debole si sbaglia di grosso. Sono i fatti che parlano: in cinque anni Gandola ha rivoltato "La Provincia" come un calzino, anticipando rivoluzioni che quotidiani ben più prestigiosi soltanto adesso stanno iniziando. Gli scettici prendano il giornale di quando è arrivato e lo confrontino con quello di adesso: formato tabloid, full color, inserti, edizioni on line e soprattutto la multimedialità diffusa, coinvolgendo tutta la redazione e non soltanto una riserva indiana di illuminati staccati da tutto il resto. Non basta. Ha saputo garantire una qualità alta, nonostante tagli e cinghie tirate. Se c'è riuscito, senza mai un giorno di sciopero, è per due motivi: sa essere cocciuto ma è trasparente, gioca su un tavolo solo. Di lui in redazione mi mancheranno le battute; le mail con i suggerimenti; i ritratti folgoranti in poche righe, di questo o quel personaggio; gli aneddoti di una vita da inviato, in giro per il mondo; l’ironia; il buon senso. A Bergamo gli auguro, con l’aiuto dell’editore, di riuscire a fare ciò che ha fatto a Como, Lecco, Varese, Sondrio: guardare i potenti dritto negli occhi, da pari a pari, senza pretese di superiorità ma neppure timori, ansie o reverenze da cortigiano. Dear George, in bocca al lupo.
Foto by Leonora

1 commento:

Selena ha detto...

ommiodddio! e adesso????? non ci posso credere..che sfi@a ma perchè all'eco di bergamo, aspetta io conoscevo bene il dir mktg..abbiamo fatto delle cose insieme...che mazzata mo gli scrivo!