venerdì 29 luglio 2011

Dove mangiar bene (ristoranti Melendugno, Galatone, Torre dell'Orso e Lurate)


In attesa di pensieri più profondi, due consigli per gli acquisti. Per i pasti, meglio.
Regola numero uno di casa Bardaglio: quando si è in vacanza, al mare, evitare i posti turistici, prendere la macchina, andare nel primo o ancor meglio nel secondo paese dell'entroterra, trovare una piazza e chiedere: "Scusate, dove possiamo andare per mangiare bene in questo paese?". Nove volte su dieci funziona.
Due esempi recenti. Noi quest'anno alloggiavamo a Torre dell'Orso, in provincia di Lecce. Una sera siamo stati a Melendugno, al ristorante Il Bracere (senza la i). Caratteristico cortile interno, pizza squisitissima (la migliore mai assaggiata in vita mia), buon pesce (nulla di eccezionale, però, un po' duretto anzi, sia il fritto misto sia le seppie alla brace), antipasti fritti da urlo, vino bianco fresco e vivace, della casa, bibite, acqua, caffé e dessert. In tutto, in sei, abbiamo speso 84 euro. Simpatico il proprietario, Danilo: con una bellissima moglie, pare uscito direttamente da "I Sopranos", ma sa fare il suo mestiere: suggerisce e tiene tutto sotto controllo. Consigliato, senza se e senza ma
Due giorni dopo, sempre di sera, in trasferta a Gallipoli, applichiamo la regola di cui parlavo prima e ci fermiamo a Galatone. Tre vecchietti ci indicano un ristorante e pizzeria, dal curioso nome: Sascianne. Proprietaria cordialissima e solare. Ci conduce in un terrazzo spettacolare, tra i tetti del centro paese, che al tramonto sono incantevoli. Noi siamo sempre in sei, prendiamo bruschette per antipasto, le solite tre pizze (non eccezionali, com'erano al Bracere, ma buone), i tre secondi di pesce (ottimo lo spada; fantastico, morbido, saporitissimo il fritto di pesce, seppur in porzione misurata), vino bianco fresco e vivace, bibite, acqua e caffè e un paio di dessert. Conto totale: 66 euro. Undici euro a testa, tanto per intenderci, senza far fare sforzi anche a chi non è lesto a sommare e dividere.
La terza sera, per pigrizia trasgrediamo la regola aurea e ci ritroviamo alla Trattoria del Pesce, a Torre dell'Orso. Menù fisso di pesce (24 euro a testa), ottimo solo il tonno alla brace, il resto mediocre, pure nelle porzioni. Il punto più basso viene al dessert, quando ci portano il sorbetto ipercongelato della Bindi e al caffè in un bicchierino di plastica, che se me lo avessero portato dove abbiamo pagato 11 euro a testa l'avrei pure apprezzato, ma qui, a quasi trenta euro cadauno complessivi mi fa cascare le braccia, se non proprio rovinare la digestione.
Riflessioni conclusive e generali.
Primo: ci sono posti in cui si mangia da dio e si paga senza dover piangere: basta cercarli.
Secondo: se in alcuni locali si pagano da undici a quindici euro a testa, mangiando abbondante e bene, ed essi non chiudono, significa che tutti gli altri ci fanno un gran crestone.
Terzo: se tutti noi tenessimo una relazione dettagliata di come siamo stati trattati, di ciò che abbiamo mangiato e se siamo stati contenti oppure affranti, i ristoratori furbi farebbero pochi affari e i virtuosi sarebbero premiati.
Quarto: stasera mia mamma è andata con alcune amiche in una pizzeria ristorante in una frazione del paese dove abito (non ne cito il nome, ma chi è di queste parti può capire). Su un bel cartello era offerto un assaggio di pesce a scelta della casa, per 15 euro totali. Alla fine l'assaggio costava 18 euro ("Avete ragione, mi dispiace, ma questa settimana è aumentato il costo del pesce e non abbiamo ancora cambiato il cartello" hanno risposto a chi chiedeva spiegazione) mentre a testa il conto totale, comprensivo di acqua a due euro e cinquanta a bottiglia, dessert e caffè, è stato di 24 euro (giudizio di mia madre: "Antipasto buono ma normale, ottima davvero la pasta con le vongole, per secondo ci hanno dato... un gambero a testa. Era proprio un assaggio"). E' lo stesso locale, tra l'altro, dove alla fine dell'anno scolastico mettevano un cartello con pizzata per 12 euro e poi, alla fine, gli euro a ragazzo erano sempre 14 o 15. Tutto lecito, per carità, però pure un poco scocciante. Non volevo scriverlo, perché comunque lì non si mangia male e tra i gestori ci sono persone che conosco bene e che stimo anche, ma - giunto a metà di questo post - mi pareva che non farlo fosse da codardo. Mi sono convinto pensando che davvero sarei un vigliacco se non dicessi, anche a loro, ai proprietari, ciò che penso: piuttosto che sparlare in privato, meglio essere schietti, perché sapere come la pensa il cliente dovrebbe essere la prima preoccupazione di chi offre un servizio e bada alla gallina domani e non soltanto all'uovo oggi.
Le piccole furbizie possono attirare molte persone per una volta, mai due. In più la voce si comincia a diffondere e per un locale potrebbe essere l'inizio della fine.
Ristorante avvisato, mezzo salvato.

Foto by Leonora

1 commento:

Orby ha detto...

Viva viva viva l'entroterra. Regola d'oro. Un pò più difficile applicarla dalle nostre parti. Ora ti lascio, esco a cena...