giovedì 14 luglio 2011

Massimo Canali, Cantù e quelle scarpe tira e molla


Mentre faccio i bagagli (pochi giorni, poca roba) arriva un messaggio d'una tristezza infinita. Massimo Canali, per anni addetto stampa e alle pubbliche relazioni della Pallacanestro Cantù, è morto. Avrà avuto un paio d'anni più di me, era tantissimo che non lo sentivo, ma c'è stato un tempo in cui ci vedevamo ogni giorno, io ragazzo che cercava la sua strada, lui che una via l'aveva già trovata. Ricordo di averlo persino invidiato, una volta, io che tra i molti peccati non conosco l'invidia. Allora studiavo, avevo vent'anni, scrivevo di basket per la Gazzetta di Como e nel suo posto fisso, nella sua posizione accanto ai giocatori, vedevo un obiettivo e una meta. Poi la vita ha diviso i sentieri, ho finito l'università, sono riuscito a fare il giornalista, mentre Massimo aveva lasciato la pallacanestro, restando in ambito sportivo, occupandosi di pubbliche relazioni, alla Adidas. Ora la notizia che non ti aspetti: un'emorragia celebrale se l'è portato via. Mi spiace non averlo più incontrato, a differenza di Dino Merio, Gianni Corsolini, di Andrea Lanzi, di Pierluigi Marzorati, Carlo Recalcati e qualche altro giocatore, con cui ogni tanto ci si incrocia (l'ultimo, in ordine di tempo, un paio di settimane fa, Beppe Bosa). Oggi, su YouTube, ho ascoltato una sua telecronaca, del 1991, quando la Clear vinse la Coppa Korac. Massimo era un uomo ordinato, preciso, brianzolo di stoffa e di tempra. Ricordo qualche collega con il vizio del cappello in mano, che brigava per avere un paio di scarpe da basket gratis e si rivolgeva a lui, che non aveva le chiavi della cassa ma quelle della dispensa. Massimo non diceva di no, ma stringeva la mascella, tirava lungo, soffriva al pensiero che fossero regalate e cedeva proprio all'ultimo, quando qualche notabile intercedeva. Sorridevo a quel tira e molla. Non gli ho mai chiesto nulla e ne vado fiero, credo anche così di aver meritato la sua stima. Adesso non c'è più. Mi spiace per lui, per la sua famiglia. Ha lasciato un buon ricordo e un avvertimento: la vita è breve, viverla bene e intensamente è l'unico modo per cui non vada persa.

Foto by Leonora

1 commento:

Anonimo ha detto...

conosevo Massimo...abbiamo trascorso tanto tempo insieme...sui campi da basket.L'ho conosciuto quando praticavo basket e lui era un arbitro...integerrimo..nonostante fossimo amici "al di fuori", non ha mai fatto sconti...anzi!
Davvero un "ragazzo" in gamba...poi come succede spesso...le strade della vita si dividono..il lavoro..la famiglia..ma proprio in questi giorni ne parlavo con mio marito, che è stato suo compagno di squadra nelle giovanili di Cantù..
E' stata davvero una notizie che ci ha raggelato il sangue...ci lascia un ricordo indelebile ed un dolore immenso...
ciao Massimo...
un abbraccio alla sua famiglia