Me lo sento ripetere spesso e no, non va sempre tutto bene.
Però è vero che mi infastidisce sentire certe frasi, espresse con pregiudizio e pressapochismo: "I giovani d'oggi...", "Ai miei tempi", "È sempre peggio".
No. Anche in questo caso.
Mi ribello al giudizio del "sempre peggio", lo considero un errore di valutazione, un difetto di prospettiva, non comprendere che è una ruota che gira.
So che qualcuno scuoterà la testa e non nego lacune, difetti, storture, contraddizioni nella generazione che si affaccia sul mondo, ma nel complesso né più né meno dei ragazzi e delle ragazze d'ogni epoca.
Un'ostinazione, la mia, per la quale tengo la barra dritta, pure controcorrente, sapendo benissimo che in una società sempre più anziana, qual è la nostra, i giovani sono minoranza.
Se lo faccio è perché credo profondamente che ci sia bisogno di sguardi positivi sul mondo.
"Io mi sono educato negli anni a guardare il mondo con sguardo positivo" ha dichiarato in un'intervista uno dei miei punti di riferimento ideali, Luigino Bruni. A quella positività cerco di educarmi ogni giorno anch'io.
P.S. Sui giovani sono di parte, lo ammetto, avendone quattro che mi fanno da pilastro e, circondandosi a loro volta di amici, moltiplicano le occasione che ho di confronto, apprendimento, crescita. Grazie ad essi imparo anche il valore della differenza, della peculiarità di ogni essere umano, che pur essendo partorito dagli stessi lombi e cresciuto grossomodo in un'identica maniera, sviluppa un'originalità ch'è come impronta digitale: unica. Chi ha la fortuna di avere fratelli o sorelle sperimenta sulla propria pelle questa distinzione, sottile e insieme profonda.