“Deludere” è verbo che mi fa sempre da monito, da quando ero bimbo e mi lasciavate a balia e dovevo meritarmi l’accoglienza di chi mi ospitava, “facendo il bravo”, dimostrandomi già “un ometto”.
Nessuno dovrebbe esserlo presto, tutti meriteremmo il diritto di fare i capricci ed essere accettati lo stesso.
Imputo nulla a te, né alla mamma: avete fatto assai più di quanto dovuto e a vostra volta ricevuto.
Penso piuttosto a chi sta attorno, a una comunità che dovrebbe essere a misura di bambino e invece - proprio poiché “misura” tutto - dà poco o troppo, a seconda del caso. Così da un lato troviamo nugoli di adulti adoranti un unico pargolo, che cresce come sotto una campana di vetro, protetto da tutto ed incapace di avere uno spazio proprio; dall’altro risultiamo insofferenti ad ogni disturbo provocato dai figli altrui, dal chiasso alle scompostezze, dal disordine ai capricci in ordine sparso.
P.S. Il mondo adulto/bambini era assai più distinto una generazione fa, anche se diffido dei resoconti edulcorati della nostra memoria e mi guardo bene dal giudicare quel tempo, rispetto ad oggi, meglio. Certo il numero faceva la differenza ed era possibile anche tra piccoli creare una propria comunità, sviluppare un’autonomia, mettere alla prova quel valore tanto difeso a parole quanto mortificato nei fatti ch’è la libertà. La libertà non esiste di per sé nel consorzio civile che da millenni abbiamo creato: al massimo si concede. Proprio per questo è essenziale imparare ad esercitarla, mettersi alla prova, assumersene il rischio. Soffocarne la pratica, al contrario, non solo impedisce lo sviluppo di chi cresce, impoverisce altresì l’intera società, prosciugando la fonte della varietà, cioè dell’equivalente dei colori per il disegno d’un quadro.
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