mercoledì 13 agosto 2025

Benedetto difetto (Cinque)

Accettare i tuoi difetti, non giudicarti in base a quelli, saper andare oltre e vedere altro, comprendere come il bene provato possa mettere in secondo piano tutto il resto. 
È così che sono diventato indulgente, pure nei confronti di me stesso, considerando l’errore una parte del cammino e ciò che giudichiamo negativo una componente essenziale dell’impasto che ci dà forma e sostanza.
Ho letto di recente che uno dei rischi del nostro tempo è la tentazione di rimuovere gli aspetti che sono accessori o addirittura di ostacolo al “funzionare”, all’essere perfettamente integrati nella società, al proprio posto del mondo. Mi pare una lettura in cui c’è del vero.
Debolezze, limiti, mancanze, grettezze, inciampi. Non solo ne vorremmo essere esenti: ci sentiamo in colpa quando ci sono. In noi stessi e di riflesso negli altri (pur se con gli altri spesso siamo più severi nel giudizio: la famosa pagliuzza altrui in paragone alla trave nell’occhio proprio). Un rigore che sfocia in sentimenti che turbano: ansia, soprattutto, ma pure senso di inadeguatezza, frustrazione, senso di colpa, mancanza di coraggio, tentazione di chiudersi, creando una barriera con tutto il resto.

P.S. Te l’ho scritto per aggiornarti in qualche modo di alcuni mali del nostro tempo. C’è dell’altro, in positivo, anche se il positivo facciamo più fatica a vederlo. Penso al piacere della compagnia, della socialità. Neppure in questo parte dell’emisfero s’è persa. Così come il piacere delle esperienze o il gusto della curiosità, del cercare qualcosa di nuovo, non limitandosi a rimpiangere il passato. E poi la consapevolezza della natura come ambiente che ci ospita e va rispettato, nonostante cerchiamo sempre di piegarlo al nostro servizio. Meno comunque di quando c’eri tu, pur se riconosco che la tua generazione è stata un crinale, essendo quella con un potere limitato e che poteva permettersi di non amministrarlo con giudizio. Una coscienza che invece ora abbiamo, mentre manca - almeno a me - quella sapienza di chi a contatto con la natura è cresciuto e si ritiene parte di essa non soltanto intellettualmente, bensì nella carne, nel profondo. 

Nessun commento: