sabato 22 novembre 2008

Anime candide


A proposito di lavoro. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un 'inchiesta sulle relazioni tra politica e affari, partendo dal presupposto che è meglio conoscere cosa fa un politico (aziende, società, partecipazioni...) e con chi lavora (altri politici, imprenditori privati...)


Qui vorrei spiegare com'è nata, perché anche questa è trasparenza e pure perché la considero un paradigma di corretta informazione e delle pre-condizioni necessarie affinché si realizzi.


In principio ci fu un voto in consiglio comunale a Mariano Comense, in cui è stato approvato un intervento edilizio di 24.000 metri cubi, tra residenziale e commerciale. Uno dei soci che lo realizzerà è Giorgio Pozzi, coordinatore provinciale di Forza Italia, nonché capogruppo dello stesso partito proprio a Mariano. Pozzi, quando s'è trattato di votare, è uscito dall'aula, ciò non toglie che la commistione affari e politica sia apparsa palese, tanto che direttore e vice direttore de La Provincia, Giorgio Gandola e Bruno Profazio decisero di fare il titolo principale in prima pagina.


Qualche settimana dopo, l'altro episodio decisivo. L'assessore al territorio dell'Amministrazione Provinciale, Stefano Valli (sempre di Forza Italia), viene coinvolto in un caso politico, a causa del progetto di una massiccia urbanizzazione ad Olgiate Comasco che lo vede interessato nella doppia veste di amministratore pubblico e di privato professionista.


Due episodi che fanno riflettere, così decidiamo di prendere visione di tutte le società in cui hanno quote gli amministratori di Provincia e Comune di Como. Emergono così intrecci curiosi, con società che comprendono politici e loro parenti e amici e amici degli amici.


Ne parliamo con il direttore che ci sprona ad approfondire ancora di più la questione, ampliando l'inchiesta a trecentosessanta gradi. Arriviamo ad inizio della scorsa settimana, quando spulciando tra le carte ci imbattiamo in un'agenzia di viaggi in cui compaiono tra soci e amministratori una dozzina di nomi, tra cui il sindaco di Como, sua moglie, il presidente della Compagnia delle Opere, il direttore dell'Associazione Provinciale Artigiani, nonché politici dell'Udc e altro ancora. Pubblichiamo un articolo "pulito", stile agenzia giornalistica, accompagnato da un grafico e da un titolo un po' aggressivo ("Veronelli, la politica in viaggio d'affari") ma per nulla pesante. Il giorno dopo scoppia un putiferio. L'accusa, più o meno velata, è che così scrivendo favoriamo una parte a scapito dell'altra (nella fattispecie l'ala liberal di Forza Italia a scapito della componente ciellina). Un'accusa infondata, tanto che il giorno successivo rincariamo la dose, pubblicando l'elenco delle società (ben 15, quasi tutte immobiliari) di Giorgio Pozzi.

Il resto è cronaca da leggere sul giornale.


Qui volevo semplicemente far presente come spesso le notizie non sono frutto di un caso di una macchinazione. In questa circostanza, se il direttore fosse stato più timoroso, se i suoi collaboratori diretti gli avessero consigliato prudenza, invece di sostenerlo, se la mia collega Gisella non avesse messo a disposizione tempo e capacità professionali per controllare carte e fonti e se l'altro mio collega, Emilio, non avesse fiutato fin da subito la bontà dell'inchiesta, spronando ed aiutando in ogni modo, non una riga sarebbe uscita e a mio modo di vedere la città avrebbe avuto un'occasione in meno per fare chiarezza e, tutto sommato, per essere migliore.

Foto by Leonora

6 commenti:

gaspart ha detto...

Giorgio, complimenti. E sarà interessante vedere se nei prossimi giorni il tuo giornale subirà ritorsioni di qualche tipo. Tienici informati.

palmasco ha detto...

Ciao, mi piace quando si raccontano le regole del gioco :)

Anonimo ha detto...

Poiché credo che la stima si misuri nel grado di sincerità con cui ci si confronta, sarò assai sincero: il giornalismo che ripete ogni 3 righe "niente di illegale, per carità, però...", in articoli senza firma e che alla fine non producono alcuna notizia di pubblico rilievo ma coinvolgono privati cittadini con la scusa che "sono amici del politico", mi sembra un esercizio di provinciale voyerismo fine al godimento personale.

gaspart ha detto...

Non è deliziosamente paradossale che, a lamentarsi di un articolo senza firma, sia un commentatore anonimo?

Che poi in un paese civile certe informazioni non mi verrebbero dalla stampa ma direttamente da chi accede a una carica pubblica, questa è un'altra storia.

Giorgio ha detto...

@ Anonimo: condivido che la stima si valuti dal grado di sincerità. Cercherò di non essere da meno.
Sul fatto che gli articoli senza firma, in un giornale l'anonimato non esiste: se non c'è firma in calce, l'articolo è da attribuirsi a tutta la redazione o, addirittura, al direttore. Nel caso specifico, non poteva essere uno solo a firmare perché - come ho cercato di spiegare - davvero il lavoro è stato fatto in team (detto ciò, io pur non essendomi mai dovuto avvalere di uno pseudonimo o dell'anonimato, non sono per principio contrario a tener celato il proprio nome: nel tuo caso, ad esempio, cerco di prendere il buono che c'è a prescindere che tu sia Tizio o Caio).
Nella sostanza del tuo pensiero invece, credo che definire "un esercizio di provinciale voyerismo" significhi quanto meno buttare il bambino con l'acqua sporca. Del resto, per una società riferibile alla Veronelli Viaggi il sindaco Bruni, nel 2004 se non ricordo male, aveva già incassato una mozione di censura da parte del Consiglio Comunale di Como, che non è esattamente un covo di comunisti. Senza menar il can per l'aia, credo che qui la questione sia: preferiamo la trasparenza oppure un sottobosco di relazioni e intrecci dai contorni indefiniti?

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e