Il mezzo strappo della Lega e i pugili suonati
Roberto "Mano di pietra" Duran, Thomas Hearns e Ray "Sugar" Leonard. Tre pugili, tre storie, tre modi di intendere la boxe e la vita. Cosa c’entrano con il muro sul lungolago e con la paralisi amministrativa che ne deriva? Nulla. Però erano tre fuoriclasse e in massimo dodici riprese risolvevano il problema. Qui sono settimane che ci massacriamo l’anima, in un balletto in cui molti ci hanno rimesso la faccia e nessuno la testa, senza uno spicchio di scusa. "Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?", fino a quando dunque, o Catilina, abuserai della nostra pazienza? Per la cronaca: l’abbiamo persa da un pezzo. Perciò abbiamo seguito infastiditi, nel corso della settimana, i vari ultimatum di Lega e parte del Pdl. Mezzi ultimatum. Come quei tenori che per tre ore occupano la scena cantando che devono partire, che ora davvero partono, che ecco sì, sono proprio pronti a partire, e invece rimangono sempre lì, non si schiodano di un metro. Ieri, finalmente, uno strappo. Mezzo strappo. «Mai più in giunta e in consiglio comunale finché Caradonna non se ne sarà andato e sarà chiaro il futuro di lungolago e Ticosa» ha detto la Lega. Il sindaco ha incassato con aplomb britannico: «Parlerò con il Pdl e prenderemo una decisione, senza fretta». Ci mancherebbe altro, mica da mettersi a correre d’un colpo e beccarsi una storta alla caviglia o un mal di testa.
Tutto avviene così, senza fretta. È più di un mese che sul futuro della Ticosa aspettiamo che sia aperta una lettera. E quando oggi la apriranno scopriremo, come ha anticipato ieri sera il sindaco in diretta a Espansione Tv, che dentro c’era l’acqua calda: il mercato immobiliare non è più quello di una volta, la Multi per restare nell’affare vuole di più, il Comune non sa cosa fare... Ma non potevano dirlo subito? Ma no, figurarsi. «Decideremo con calma, senza fretta». Ci viene in mente l’imitazione che Corrado Guzzanti faceva di Prodi:«Ma io sono qui, fermo, immobile, come un semaforo!». Prodi è andato a casa, Bruni al confronto è un campione assoluto di resistenza, un Cassius Clay a Kinshasa, un incassatore pazzesco insomma. Un po’ "incassati" per la verità siamo anche noi, che non vediamo sbocchi e neppure ci illudiamo nell’udire tutte le voci che danno la sua amministrazione alla vigilia imminente di una crisi. L’unica speranza la riponiamo nei cittadini comaschi, pazienti ma a resistenza limitata. Ci diceva il collega Mauro Migliavada, l’altro giorno, che i politici comaschi senza capelli (Pastore, ma anche Colombo e altri ) sono i più arrabbiati, poiché non possono avvicinarsi a Palazzo Cernezzi senza che qualche passante lanci i suoi strali, scambiando il malcapitato per Caradonna. Saranno forse loro a far capire ai Catilina comaschi che la pazienza è davvero finita.
La Provincia, 31.10.09
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