Ne ho conosciute molte, vorrei raccontarne tre. Sono le persone che il destino mi ha fatto incontrare nella recente vacanza, trascorsa in un angolo incantevole di Calabria.
Comincio da quella che ho conosciuto meno. Si chiama Antonello Moscarelli ed era il responsabile delle attività nautiche e dell'intera spiaggia. Con lui ho scambiato sì e no tre parole, ma non occorrono grandi discorsi per capire se una persona ci sa fare o meno. Sono cresciuto in una famiglia di operai, dove il "saper fare" era metro e misura del valore di chi si incontrava: il rispetto si accordava a tutti ma la stima si concedeva soltanto a chi dimostrava nei fatti e non a parole le proprie qualità.
Antonello appartiene a questa seconda categoria e me ne sono accorto da un paio di episodi in apparenza di nessuna importanza, ma che - a saperli cogliere - definiscono il timbro e la pasta di una persona.
Il primo è stato una mattina in cui il vento ha fatto alzare di colpo qualche onda. Nulla di che, sufficiente tuttavia ad ammainare bandiera bianca ed alzare quella rossa. Stavo uscendo con una canoa quando il ragazzo che se ne occupava con urla e gesta teatrali mi ha detto di riportarla a riva, che non potevo uscire, zitto e mosca. Nel frattempo, in spiaggia, tra canoe prese e riportate e barche a vela tirate sulla battigia, s'era creata non poca confusione. E' stato in quell'istante che Antonello, che non conoscevo per nulla e per il quale ero soltanto uno delle migliaia di turisti che in quattro mesi turnano di settimana in settimana, mi ha detto di non preoccuparmi, di andare verso destra che la corrente mi avrebbe riportato sempre sotto costa. E all'altro ragazzo, che un poco scocciato gli chiedeva spiegazioni per quella deroga, non ha fatto valere i gradi, replicando solo che a differenza degli altri ero già sulla canoa. Non ha aggiunto altro, ma sapevo che lui, da una semplice occhiata, aveva compreso che non ero un pirla, né uno scapestrato senza testa, bensì un padre di famiglia, ormai (ahimé) uomo di una certa età, robusto e maturo a sufficienza per ridurre a zero qualsiasi rischio di giornata.
Episodio numero due: ogni mattina, faceva passare un assistente per controllare che fosse rispettata l'assegnazione degli ombrelloni. Non solo. Un giorno ho notato che chiamava a raccolta i suoi collaboratori. Ero troppo distante per udire le parole, ma dalle espressioni, dai gesti mi è parso di capire che non fosse per niente soddisfatto della pulizia delle imbarcazioni. Interpretazione avvolarata dal fatto che, un secondo dopo, tutti sono scattati e hanno provveduto a mettere in ordine ciò che evidentemente non andava.
Lezione numero uno: Antonello è un buon capo, non uno di quello che appena hanno un quarto di mostrina sulla giacca crede d'essere un novello Napoleone sceso sulla terra. Gli ordini che impartiva ai suoi erano perentori ma mai urlati, quando c'era da fare qualcosa era sempre in prima fila, silenzioso ed efficiente al limite della pignoleria.
Antonello - ho saputo dalla titolare del villaggio Porto Kaleo - dopo domani terminerà la stagione in Italia e partirà per quella invernale, a Sharm el Sheik. Fortunato lui, se è quello che gli piace. Però è sprecato, perché per me sarebbe un capo naturale in professioni in cui occorrono calma, disciplina e maestrìa. Lo dico gratis, semplicemente dando voce a un pensiero che m'è venuto ieri l'altro, quando a sua insaputa, sempre da lontano, lo vedevo all'opera, mentre provava e riprovava le virate con un guscio di noce che lì chiamano barca a vela: se fossi in pericolo di vita, vorrei a fianco uno come quell'Antonello, mi sono detto. Lo ripeto qui, affinché il merito venga premiato se non con i soldi, con un'altra e forse più preziosa moneta: una stima disinteressata, sincera, genuina.
Foto by Leonora
Nessun commento:
Posta un commento