Com'è accaduto? Perde la pazienza pure Fra' Cristoforo
Senza scomodare Fra’ Cristoforo, verrà un giorno in cui pacatamente, senza le mosche al naso che saltano a noi per primi, risponderemo alla domanda: com’è potuto accadere? Com’è potuto succedere che nessuno se ne sia accorto prima, che non solo l’assessore Caradonna e il fido Viola, ma addirittura l’architetto Cosenza (tecnico dell’amministrazione provinciale di cui abbiamo somma stima e che s’è sempre dimostrato un paladino nella difesa del territorio dall’aggressione del cemento) abbiamo potuto partorire (i primi) e avvallare (il secondo) un simile obbrobrio, qual è il muro che impedisce la vista lago?La risposta non la conosciamo, ma armandoci di serenità proviamo a darla, prendendo spunto da ciò che domenica scorsa, mentre camminavamo in montagna, ci ha rivelato il nostro amico Angelo. È stato lui a raccontarci di un libro intitolato "La saggezza delle folle", dell’americano James Surowiecki, la cui tesi è la seguente: è più probabile che la soluzione a un problema non triviale venga fornita da un eterogeneo gruppo di persone che non da uno solo o da pochi individui, per quanto "esperti" siano. «Nel 1961 - ci ha detto Angelo - lo stato maggiore statunitense si convinse che era possibile invadere Cuba con trecento uomini e pur vantando uomini geniali, nessuno sollevò il minimo dubbio che si trattasse di un’assurdità votata al fallimento». S’incartarono, insomma. Lo stesso che potrebbe essere successo per il muro, la cui molesta invasività è stata ignorata. E non è un caso che la folla, il popolo, si sia sollevato in massa, comprendendo che quella barriera è una sciagura, pur non avendo studi o competenze alcuna. La differenza sta nella reazione, una volta scoperto il guaio. Caradonna e Bruni, invece di comprendere la bestialità dell’accaduto e "fidarsi" del popolo, hanno ostinatamente difeso la loro idea e sono tuttora convinti - da quello che riferiscono - che lo devono abbattere perché noi, tutti noi, non abbiamo capito. Una supponenza da far perdere la pazienza persino a un Fra’ Cristoforo.
La Provincia, 07.10.09
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