Sulla soglia di un dolore senza senso
Ci sono pagine che non si dovrebbero chiudere mai, che si vorrebbero lasciare bianche, candide come il cuore di un bimbo, spoglie, nude quanto il dolore di quei genitori che ieri, tornando a casa, hanno trovato senza vita il loro figlio. È toccato alla madre aprire la porta, scoprire cos’era successo, piombare nell’incubo. Noi ci fermiamo sulla soglia, perché non ci sono notizie peggiori della morte di un bambino. Aveva undici anni appena, vedeva gli stessi programmi tv dei nostri figli, giocava agli stessi giochi della play station. Se chiudiamo gli occhi li vediamo sorridenti a scuola, con la maglietta della squadra di calcio e pensiamo che nulla, ma proprio nulla, può esserci di differente nell’amore dei genitori e che soltanto una fatalità poteva dividere il nostro destino dal loro. A quel papà e a quella mamma, al loro pianto inconsolabile, vorremmo con tutte le nostre forze che un abbraccio facesse anche soltanto eco. La vicinanza di un’intera città che senza motivo ragionevole - perché non esistono spiegazioni, quando accadono simili tragedie - ha perso un figlio. E ci spiace non aver altre parole da aggiungere, non essere più bravi, più sensibili, per tentare almeno di dare a tutto questo un senso. Un senso non lo troviamo per quell’urlo di disperazione, per quelle lacrime che ieri sono arrivate fino al cielo. Restiamo così, affranti, di fronte all’enormità di una tragedia ch’è la morte di un bimbo.
La Provincia, 07.10.09
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