lunedì 12 ottobre 2009

Un bambino che muore...

Un bambino che muore, nulla merita più attenzione

Scrive Ignazio Silone ne “Il seme sotto la neve” che «per crescere ci vuole un’intera vita, ma per invecchiare basta una notte». A volte è sufficiente una sera. Gira e rigira, in questa settimama di muri in salsa verde e politici bolliti che si guardano allo specchio, il pensiero torna a quel martedì in cui a Como è morto un bimbo. Aveva undici anni e ha pagato caro il filo sottile che distingue il gioco dal reale. Lo ha trovato la madre, rientrando in casa e vedendo il mondo spegnersi. Il giorno dopo – come gli altri giornali - abbiamo dato la notizia con pudore, omettendo il luogo e il nome, per non aggiungere alla tragedia di quella famiglia altro dolore. Ma un nome e un volto e una storia quel bambino l’aveva, e compagni di classe, che il giorno dopo si sono trovati un banco vuoto, destinato a rimaner senza risposte, al pari delle domande di amici e parenti. Ed è così che, pur senza il clamore, quella vicenda è passata di bocca in bocca, di casa in casa, non come un pettegolezzo, bensì una sofferenza condivisa, una consapevolezza atroce: è capitato a lui, a loro, potevamo essere noi. È il pensiero di ogni genitore, sia di coloro che ci hanno messo una pietra sopra, per soffocare ogni emozione, sia di chi tornando a casa ne ha parlato con i propri figli, degli insegnanti nelle scuole, che hanno provato a spiegare l’inspiegabile. Lo facciamo pure noi, anche se vorremmo accantonare il pensiero, come quando da piccoli chiudevamo gli occhi confidando di far sparire in quel buio le cose brutte. Le rammentiamo invece, per riflettere su ciò che conta davvero e mettervi ordine, scartando le sciocchezze e restituendo valore all’essenziale. E per rinnovare l’abbraccio a quei genitori, perché sappiano di non essere soli, nonostante tutto sia vuoto ormai, comprese queste parole. Sempre Silone ricorda che «quando le persone più care sono morte, la vita prende un colore diverso e anche il mattino diventa sera». Sta a noi non dimenticare la tragedia di un bimbo che muore e fare in modo che sotto la neve ci sia ancora un seme.
La Provincia, 11.10.09

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