Trenta giorni per evadere da prigioniero di se stesso
Potrebbe essere l’inizio di una filastrocca: trenta giorni ha settembre e anche Bruni, se vuol’essere ancora sindaco a novembre. È il riassunto di ciò che è accaduto nelle ultime ore, con l’ultimatum che il primo cittadino ha dato a se stesso. Un mese di tempo per comprendere se la maggioranza in consiglio è finalmente compatta, un mese di tempo per combinare qualcosa di buono, un mese di tempo per risolvere uno, almeno uno, dei mille problemi della città. Ma pure un mese di tempo per capire se dagli errori qualcosa ha imparato, se riuscirà a cavare un ragno dal buco e dimostrare a tutti che Stefano Bruni del politico ha la stoffa e non soltanto il vestito. Finora, da quando è stato eletto, non ha fatto una piega: avanti tutta anche quando andava indietro. Un monolite il cui decisionismo ha presto sovente le sembianze sterili dell’arroganza, come se lui non potesse sbagliare e fossero sempre gli altri - la stampa, i compagni di partito, gli alleati di coalizione, gli stessi cittadini - a remare contro, a non capire, a lasciarsi ingannare o, peggio, a boicottare. L’ultima, spropositata vicenda, con il muro spuntato in riva al lago, n’è stata un’ulteriore conferma. Non diciamo un Barak Obama o un Sarkozy, ma anche un qualunque assessore Cevoli avrebbe compreso in due minuti la malparata e avrebbe anticipato la rivolta popolare, armandosi di scuse e piccone. Chissà se la sera, quando torna a casa, mentre guarda la tv in famiglia o prima di addormentarsi gli sovviene mai il dubbio che il tempo fugge e che egli rischia seriamente di fallire, di naufragare. Non lo chiediamo all’amministratore Stefano Bruni, bensì all’uomo, e lo facciamo pubblicamente, non lodandolo faccia a faccia e poi sparlandone alle spalle. Chissà se ha mai pensato che in questa redazione, dal direttore all’ultimo redattore, sottoscritto compreso, non ha nemici, né avversari, bensì uomini e donne che fanno il loro dovere, con onestà intellettuale, e che se un appunto gli si muove è perché la città sia migliore. Ci pensi, in quel mese di tempo che si è dato.
La Provincia, 04.10.09
1 commento:
Un mese di tempo????
E perchè mai dovremmo dargli un altro mese?
Quando succedono cose di tale portata, soprattutto a un dirigente pubblico, sarebbe doveroso rifarsi ai principi di responsabilità e trasparenza.
Non importa cosa farà nel mese a venire, le dimissioni immediate sarebbe stata l'unica mossa rispettosa nei confronti dei cittadini.
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