domenica 4 dicembre 2011

Non fare l'indiano, a meno che sei a tavola

Con Giovanni sono severo, mi arrabbio quando frigna e non mangia nulla. Dimentico che io ero molto, ma molto peggio e mi arrabbio ancora di più quando me lo fanno notare.
Dico che lo faccio per lui, che sono uno schizzinoso pentito, in verità dev'essere lo stesso seme che potenzialmente porta la vittima a diventare aguzzino.
E pensare che anche adesso, che pure sono migliorato un sacco, rimango un abitudinario pigro, che si perde moltissimi piaceri del gusto. L'altra sera, ad esempio, se non fosse stata per l'insistenza del mio amico Angelo, non sarei mai entrato in un ristorante indiano. Mi veniva fastidio anche solo a pensarlo e mi sono seduto al tavolo scettico, neanche che al posto della sedia ci fossero i chiodi di un fachiro. Invece alla fine se non mi portavano via a forza avrei mangiato pure le gambe del tavolo. Eravamo a Como, in via Borgovico, quasi di fronte al parcheggio di Villa Olmo. Il locale non era riscaldato benissimo, in compenso il cibo era delizioso. Non chiedetemi di pronunciare e tanto meno di trascrivere le pietanza che ho ingurgitato: so soltanto che c'erano salsine sublimi, carne di pollo cotta a puntino e delle focacce da urlo, con un retrogusto delicato di menta.
Mi sa che una delle prossime settimane ci porto Giovanni. Lui non mangerà nulla e io mi arrabbierò, ma intanto avrò la scusa per sbafarmi anche quello che c'è nel piatto suo.

Foto by Leonora

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