Libri, cellulare, divertimenti. Sono tre e anche l'economia di scala, sulla quale faccio molto affidamento, non sempre giova. Per fortuna sono ancora "piccoli". Ci penseremo.
Venti righe. Indro Montanelli sosteneva che in venti righe si può raccontare tutto. Bastano tre parole invece per spiegare le ragioni di questo blog: comunicare, in libertà. Per il resto, vale per me ciò che scrisse Jorge Luis Borges, "I miei limiti personali e la mia curiosità lasciano qui la loro testimonianza".
giovedì 28 febbraio 2008
Ci conto
Libri, cellulare, divertimenti. Sono tre e anche l'economia di scala, sulla quale faccio molto affidamento, non sempre giova. Per fortuna sono ancora "piccoli". Ci penseremo.
mercoledì 27 febbraio 2008
I have a dream
martedì 26 febbraio 2008
Sette note in sette giorni
Come mi capita non di rado, in questi giorni, sono restato in apnea per un po'. Ad uso e consumo di parenti / amici / conoscenti aggiorno brevemente sugli ultimi eventi.
Primo. Non ho aggiornato il blog perché il lavoro mi porta via oltre a parecchie ore, preziose energie. Pur considerandomi un "obiettore" della strage di Erba e riuscendo a delegare al mio collega "Stakanov" Romualdi la cronaca giorno per giorno di ciò che avviene in aula e (soprattutto) fuori, la responsabilità della redazione del tg mi obbliga ad occuparmene più di quanto vorrei. Con spirito lievemente masochista, che tento di celare dicendomi che rientra anche quello nei miei doveri professionali di aggiornamento, seguo la triste vicenda anche sul blog del mio amico Mauro e persino sui media nazionali. Secondo. Nei rari momenti liberi, scippati al lavoro e pure alla famiglia, cerco di rimanere aggiornato con le tematiche sul futuro dell'informazione. Oggi, ad esempio, mi sono guardato due interventi di "State of the Net", che si è tenuto un paio di settimane fa a Udine e a cui non ho partecipato di persona. In particolare mi sono sorbito i video dell'intervento di un amico, Gaspar, e un dibattito moderato da Marco Formento.
Terzo. Negli ancor più rari momenti scippati alla famiglia e allo studio professionale, mi diletto nella lettura di un bel libro di riflessioni di storia naturale, scritto da Stephen Jay Gould e intitolato "Bravo Brontosauro". C'è un capitolo che consiglierei anche a Gaspar, Formento e tutti gli amici di "State of the Net", in cui si parla della tastiera Qwerty e di come essa smentisca alcune teorie sull'evoluzione.
Quarto. Cerco di farmi una ragione di come possano capitare cose del genere: più di un mese fa chiedo alla Telecom di cambiare il mio abbonamento ad Alice, passando da una tariffa "a tempo" ad una flat. Mi dicono che devono passare quindici giorni prima dell'attivazione. Dopo tre settimane il modem per il collegamento "a tempo" non funziona più, per cui chiamo Telecom e mi viene risposto che come da richiesta sono collegato "flat". Una settimana fa, noto problemi sulla linea, richiamo Telecom e un gentile operatore dice che non risulta che io abbia alcun collegamento "flat", non prima del 27 febbraio almeno. Rispondo che un'operatore precedente mi aveva assicurato il contrario. Mi viene risposto che capita, che probabilmente mi arriverà una bolletta più alta, poiché nel frattempo il collegamento a Internet è stato calcolato "a tempo", e mi viene suggerito di non pagare se non quello che io credo sia giusto e poi di mandare una lettera in cui si spiega quanto avvenuto. Nel breve istante di silenzio dovuto alla sorpresa, che solitamente precede di qualche secondo l'incavolatura, lo stesso operatore ribadisce che "di solito capita" e che comunque ogni telefonata con loro viene registrata, per cui alla fine potrò dimostrare le mie ragioni. Ok, benissimo. Ma la scocciatura e l'incavolamento chi me lo risarcisce? E poi, siamo nel 2008, nell'era dei servizi efficienti e rapidi verso il cliente o siamo rimasti all'Ottocento di Kafka?
Quinto. Mi ostino a seguire la politica. A me Uolter non dispiace, ma evidentemente conto poco, poiché mi è simpatico pure Prodi e invece, a sentire Formigoni questa sera, dovrei vergognarmene profondamente, poiché la sua legislatura è stata la più breve dal dopoguerra e nessun altro premier è stato giudicato meno popolare. Mi verrebbe voglia di ribattere che era ora che, dal dopoguerra, avessimo uno che andato in minoranza in parlamento, se ne andasse a casa portando con se anche i mille e passa parlamentari magna magna. E forse, sempre nel dopoguerra, sarebbe stato utile qualche primo ministro impopolare ma "utile" all'Italia, mentre ne abbiamo avuti in abbondanza di popolarissimi e assolutamente inutili.
Sesto. Ho visto in tv il derby, Juve - Torino. A differenza di sabato scorso l'arbitro non è stato scandaloso e così me la posso tranquillamente prendere con Ranieri che non fa giocare il mio beniamino, Tiago.
Settimo. Non rubare. Ma a me pure Moggi stava simpatico...
Foto by Leonora
lunedì 18 febbraio 2008
Giorgio 2.0
mercoledì 13 febbraio 2008
Io corro da solo (o del "vero miracolo italiano")
domenica 10 febbraio 2008
Sogno o son connesso
Da qualche giorno anche a casa ho un collegamento flat a Internet. Ieri sera, con mio figlio maggiore, Giacomo (11 anni), invece di guardare la tv abbiamo passato un paio d'ore su You Tube, ridendo per le papere dei calciatori e gli spezzoni di Dado a Zelig e le scene memorabili di Fantozzi. A un certo punto è arrivato anche il più piccolo della tribù, Giovanni (5 anni) mi si è seduto in braccio ed è stato dei nostri, in quel "novello" focolare domestico ch'è diventato l'angolo computer.
Stasera, rientrando a casa, ho trovato mia figlia Giorgia che giocava a Lizzie qualcosa sul sito della Disney (poi mi sono intromesso io e mentre lei se la cavava benissimo da sola, sono riuscito a dirgli: "Ma no, fai così, anzi così..." mandando in tilt il computer e facendogli passare la voglia).
Ora sto ascoltando la radio di Elena; consulto il sito di Repubblica e del Corsera per capire cos'ha detto di nuovo Walterone Veltroni; leggo sul blog di Mauro il commento sulla città di Udine e sulla maggiore "civicità" rispetto a Como; do un occhiata alle diapositive mostrate da Gaspar allo State of the Net concluso ieri, rendendomi conto che i resoconti sul suo intervento, pur riportati da gente affidabile ed autorevole, non ne hanno resituito perfettamente il senso; controllo le mail arrivate nelle ultime ore. Sono connesso, insomma. Con il mondo ma soprattutto con me stesso. E ho come l'impressione di essere entrato da poche ore in una fase nuova, come se fosse la prima pagina di ciò che per anni ho chiamato futuro ed ora è già qui.
venerdì 8 febbraio 2008
Ho voluto la bicicletta e anche Max pedala
Primo, l'annuncio: ho siglato un patto con Leonora, che mi concede gratuitamente (purché citate) le foto del suo blog, in modo da arricchire i miei post. E' una sorta di accordo tra la Yamaha e la Michelin, senza problemi di fisco come per Valentino Rossi.
Le ho chiesto se mi lasciava usare le sue foto perché per me sono migliori delle parole e chi mi conosce sa quanta importanza io dia proprio alle parole. Quella che vedete in questo post, ovviamente, è sua.
Secondo, il consiglio. Il mio amico David ha a sua volta un amico che si chiama Max e che una volta venne a casa mia insegnandomi che la moka del caffè si deve far scaldare a fuoco lento (lo scrivo poiché mi è rimasto impresso e perché non è un dettaglio da poco, a mio modo di vedere, su come si intende la vita). Max ha appena aperto un blog e anche se io l'ho incontrato una volta soltanto e la proprietà transitiva in amicizia non esiste, volevo consigliarlo a chi mi conosce.
Stamattina, ad esempio, appena gli ho dato un'occhiata, ho riso per un quarto d'ora leggendo questo suo post "politico".
Per i frequentatori assidui della rete, avviso subito che Max non ha ancora un Feeds Rss, ma scommeto che come per il sottoscritto prima o poi capirà a cosa serve e soprattutto quant'è importante.
lunedì 4 febbraio 2008
Concorrenza leale (2)
Lo scrivo come premessa a un ragionamento che avevo cominciato un paio di giorni fa, senza il tempo di renderlo compiuto.
Mauro, per un tempo gramo e insieme fecondo che gli capita, ha creato un blog che è anche un esperimento e un laboratorio. Ha scelto un fatto di cronaca a cui viene dato ampio risalto dai mezzi d’informazione sia locali sia nazionali (il processo alla così detta “strage di Erba”) e lo segue da “blogger”, mettendo a disposizione le proprie competenze, senza vincoli editoriali.
In questo modo assistiamo a un unico evento, seguito da più mezzi: televisione, giornali e blog.
Un’analisi dettagliata del fenomeno potremo averla soltanto tra un paio di mesi, quando il processo si concluderà e saremo dunque in grado di risalire a ritroso ciò che è accaduto, valutando criticamente tempi e modi in cui la notizia, le notizie sono state messe a disposizione di un pubblico. La mia speranza è che questa occasione non vada sprecata.
Nel frattempo, aggiungo il punto di partenza, cioè i “pregiudizi” da cliente di informazione, sottolineando da un punto di vista personale limiti e risorse e aspettative di ogni mezzo.
Giornale: per leggere ciò che è accaduto devo attendere generalmente il giorno dopo, ottenendo però in cambio un approfondimento maggiore e in molti casi il piacere della buona lettura. Il piacere di avere tra le mani la carta è una sensazione per taluni (per me, ad esempio) affascinante, che vale prezzo e attesa. Si dice che è la televisione ormai a “dettare l’agenda”, ma è altrettanto vero che per “pesare” la medesima agenda si attende l’uscita in edicola e la lettura del giornale. In ciò conta una qualità che, pur scemando per diverse ragioni, la carta stampata ha mantenuto negli anni: l’autorevolezza. C’è un altro aspetto, apparentemente marginale, ma che a mio modo di vedere rende il giornale unico: si può conservare, intero o a ritagli. Se rovisto in casa mia, non è raro che da un cassetto o dalle pagine di un libro o da una cartelletta dimenticata da qualche parte spunti un rettangolo di carta ormai ingiallita, che in qualche maniera ho reputato un giorno meritevole di esser messo da parte, conservato. Rimanendo alla “strage di Erba”, il giorno dopo ho atteso il Corriere di Como per leggere ciò che aveva scritto Dario Campione (di cui conservo l’inizio di un suo pezzo su un paese del lago:“Un grumo di case, appeso alla montagna”) cioè di un buon giornalista prestato alla “nera” e confrontarlo con il lavoro di Paolo Moretti e Stefano Ferrari della Provincia, ovvero due “neristi” puri che fanno del buon giornalismo. Così come sono rimasto incantato a leggere il resoconto della stessa giornata fatto da Natalia Aspesi, per Repubblica.
Blog: potenzialmente il mezzo più completo, capace di produrre più contenuti che giornali e televisioni insieme, essere più rapido della stessa televisione, senza neppure il limite del trascorrere fluido e “inafferrabile” del messaggio informativo, poiché con Internet il messaggio rimane a disposizione, come e quando preferiamo riceverlo. Il limite semmai, potrebbe paradossalmente essere l’estrema abbondanza di informazioni, non facili da gestire e in cui è facile perdere l’orientamento. In questo senso il blog sulla strage di Erba è un esperimento e un laboratorio, assai più efficace se in corso d’opera, come credo, Mauro riuscirà a svincolarsi dalla logica in cui siamo stati formati (l’informazione “da uno verso molti”) per intraprendere nuovi percorsi, nuove vie (l’informazione “da molti verso molti”). In altre parole, mi interessa scoprire se il blog è un’evoluzione naturale di giornali e tv oppure può rappresentare qualcosa di completamente nuovo, in cui la dimensione orizzontale sostituisce quella verticale non soltanto nella fruizione della notizia ma anche in quella della sua acquisizione.
sabato 2 febbraio 2008
Dietro la porta chiusa
Ho pianto leggendo le parole di Mario Calabresi e del suo "Spingendo la notte più in là", che mi ha dato ieri mia madre e che racconta la storia della sua famiglia e di altre vittime del terrorismo.
Sono arrivato a pagina 30 e l'ho riposto sul comodino. Almeno per oggi sono io a non spingere la notte più in là e voglio conservarle care quelle pagine, la testimonianza di un dolore e di una redenzione. Ha quasi la mia età Mario Calabresi, solo qualche anno più giovane, come Antonia Custra, figlia di Antonio, ucciso da un colpo di pistola nel 1977, mentre faceva il poliziotto in Via De Amicis a Milano. Entrambi non hanno conosciuto il padre e a me torna in mente il mio. Ho pianto oggi e non me ne vergogno, anche se ho cercato di fare piano, e ho chiuso la porta della stanza e mi sono coperto gli occhi con il braccio.
venerdì 1 febbraio 2008
Concorrenza leale (1)
Prometto di tornarci sopra, magari nel week-end.
Intanto segnalo un post che introduce bene il tema e una due giorni imperdibile, che affronterà questi argomenti e che si terrà venerdì 8 e sabato 9 febbraio, a Udine. Si intitola "State of the Net" e qui la introduce bene Luca De Biasi.