Questa sera Gian Paolo era a Como, ufficialmente per presentare il nuovo numero di Satisfiction, nei fatti per far trascorrere una serata piacevole alla trentina di persone che si sono date appuntamento alla libreria Ubik per ascoltare lui e il professor Federico Roncoroni.
Senza alcun motivo apparente o comprensibile, se non la generosità dello stesso Gian Paolo, ero invitato anch'io, che nel frattempo ho lasciato Como per Monza ma non me la sono sentita di dargli buca. Con noi, con le sedie girate dalla parte opposta a quella del pubblico, c'erano anche Lorenzo Morandotti, una responsabile della Fondazione Veronesi e una bella ragazza bionda (bionda l'ho intuito da un ciuffo che non ne voleva sapere si starsene accovacciato sotto il copricapo di lana che non s'è tolta un istante) dal collo color latte.
Serino e Roncoroni non mi hanno fatto pentire, istrioni da palco forse più di quanto siano bravi con le parole. Mentre li sentivo parlare mi dicevo: "Davvero c'è qualcosa che non funziona in questa nostra Italia se a questi due nessuno ha mai proposto di fare televisione". Una televisione senza scaletta, spogliata di copione, per niente convenzionale e più spontanea possibile. Roncoroni tiene la scena anche col corpo, camminando avanti e indietro, catturando l'attenzione dei presenti con mimica da attore. Serino ha una voce da doppiatore e dice le cose che direbbe il bambino che indicò la nudità del re, con un candore e una prontezza fuori dal comune.
Dico la verità (non che il resto siano bugie): sarei stato ad ascoltarli senza interruzione. E il bello è che non me ne viene in tasca niente, se non il piacere personale di aver goduto di una presenza di spirito notevole. Ruffiano in dosi omeopatiche, prima e dopo i pasti, Gian Paolo Serino è dissacrante nei confronti di tutti, senza mai dare l'impressione di esser prevenuto, limitandosi ad elencare circostanze alla prova dei fatti.
Così quando la campanella pur senza suonare ha decretato il rompete le righe, mi è dispiaciuto che la serata non continuasse, che quel clima vivace non potesse esser replicato ancora, che tutto si riducesse a uno spot breve, mentre migliaia di canali televisivi pubblici e privati continuano a propinarci brodaglia banale per ore e ore, giorni, mesi, settimane e settimane.
Così quando la campanella pur senza suonare ha decretato il rompete le righe, mi è dispiaciuto che la serata non continuasse, che quel clima vivace non potesse esser replicato ancora, che tutto si riducesse a uno spot breve, mentre migliaia di canali televisivi pubblici e privati continuano a propinarci brodaglia banale per ore e ore, giorni, mesi, settimane e settimane.