Foto by Leonora |
L'America, la mia America, quest'anno sono state due settimane nel nord-est, tra lo stato di New York e il Vermont, compresi dieci giorni ospite di persone splendide, che portano il mio stesso cognome e una gentilezza senza fronzoli, che bada al sodo e insegna molto.
Proprio come certi vini - ne fanno di ottimi, anche là, vini giovani, come dopo tutto sono loro - quella iniziata il 24 luglio scorso è una vacanza di cui si gusterà il sapore migliore tra qualche mese o anno, il tempo di decantare e far emergere ciò che alla fine conta davvero. Per il momento mi limito ad elencare qui i primi ricordi che mi vengono in mente, quelli che affiorano da sé, senza le briglie del pensiero.
- La colonna sonora di J-Ax, imposta da Giovanni, Giorgia e Giacomo.
- New York più sporca di come la ricordavo.
- I viaggi in auto e le autostrade a quattro corsie, con il prato nel mezzo.
- Gli scoiattoli rossi, che lì sono considerati invasori (qui gli invasori sono quelli grigi, i loro: questione di punti di vista).
- Gli animali selvatici, moltissimi, che sbucano da ogni parte e convivono con l'uomo (coyote, puzzole, cervi, i chipmunks, cioè i Cip e Ciop della Disney e Alvin superstar della 20th Century Fox, serpenti, orsi, tassi, procioni...).
- L'ossessione che Donald Trump diventi presidente.
- Le case di legno, con il patio.
- Lo stile italiano o greco delle abitazioni, ma di una Italia e una Grecia arcadica che hanno in mente loro.
- Il rispetto delle regole e pure una burocrazia molto meno invadente della nostra, con una libertà simile a quella che qui c'era negli anni Settanta, quando - ad esempio - andare per strade di campagna su una vecchia auto senza targa e da rottamare non era uno scandalo né un crimine abominevole.
- La lentezza ai margini dell'indolenza di chi svolge un lavoro a contatto con il pubblico.
- I laghi vasti quanto un nostro mare, ma bassi, più dell'Adriatico.
- Le distanze.
- Gli spazi.
- L'assenza di recinzione tra le case (avendo così tanto spazio a disposizione a dividere provvedono già le distanze: mi viene in mente il paragone con la Valtellina, dove per un termine di confine spostato di mezzo metro in un bosco o peggio in un prato si veniva alle mani e si portavano rancori destinati a durare generazioni).
- I "garage market" del sabato mattino, perché gli americani sprecano molto ma buttano via poco (lo so, è una contraddizione, ma con le contraddizioni da che mondo è mondo conviviamo).
- La fila lunghissima, di fronte alla chiesa di San Francesco, sulla Trentunesima, la domenica mattina, per fare colazione gratis.
- La frutta fresca già pulita, già lavata, già selezionata, già confezionata.
- I recipienti da un gallone, quasi quattro litri, di limonata.
- I fast-food che hanno lo stesso nome e gli stessi arredamenti di quelli in Italia, ma sapori, menù e pietanze differenti (d'accordo Giovanni, non c'era il McToast, però non era il caso di farne un dramma cosmico e limitarsi a mangiare soltanto patatine per tutto il viaggio!).