Foto by Leonora |
Non ho il cellulare a portata di mano e anche se l'avessi sarebbe difficile cogliere l'attimo, rendere perfettamente l'idea di ciò che provo. La riporto qui, per fare memoria di quel lampo di felicità che mi ha attraversato.
Sono stati bei giorni quelli trascorsi a Cecina, al mare, insieme, anche se con i tuoi quattordici anni ormai ti senti grande e non sei più la mia bambina da un pezzo (ma un po' lo sarai sempre, e sai pure questo). Abbiamo chiacchierato a sprazzi, riso molto, discusso e persino cozzato, per quella caparpietà capricciosa che hai di carattere e che si somma alle bizze dell'età che stai vivendo.
Mi piace quando mi ascolti, ma so che ti distrai facilmente, per cui le cose che mi sembrano importanti te le ripeto, mettendo a tacere il sospetto che tu mi ritenga già un po' rimbambito (la storia delle donne, ad esempio, e del fatto che più della bellezza - o che oltre la bellezza - occorra avere fascino, "charme" come dicono i francesi, e che per quello non occorrono smalti, balsami o push-up, ma la testa soltanto, il cervello, mi pare tu l'abbia ascoltata e non soltanto sentita la seconda volta che te l'ho detto).
I consigli altrui sono come i libri: necessitano del kairòs, del giungere nel tempo propizio, al momento opportuno. Perciò non insisto e sovente preferisco il silenzio, o appiccicare i pensieri qui, immaginando che un giorno ti saranno meno molesti di adesso. Oggi volevo dirti che crescendo per un verso si cambia e ci si allontana moltissimo da ciò che eravamo, per l'altro invece si finisce con l'assomigliare con chi ci ha preceduto, con il padre soprattutto (e qui lo so che penserai: "No!!! Non può essere vero!!!" e ti starai preoccupando. Ed è anche per questo che non te l'ho detto a voce, per evitare di essere osservato con sguardo atterrito :-)