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Non sono parole e vorrei interrogarmi se il mio paese, Lurate Caccivio, è immune al contagio, se l'ha già preso oppure se esiste il rischio che lo subisca. Mentre lo scrivo penso alle parole di un amico, una persona d'un'onestà cristallina, che l'anno scorso mi aveva raccontato un episodio capitatogli nel comune accanto al mio, di alcune pressioni per mettere in lista con il suo partito un certo personaggio senza apparente radici né storia, arrivato pochi mesi prima proprio dalla Calabria, senza lavoro ma con amicizie potenti nel mondo della politica locale. Allora non avevo dato peso alla cosa, sciocco e ignorante che sono stato, mentre ora il due più due mi viene naturale e vorrei approfondire la vicenda. La scintilla c'è stata, come dicevo, l'altra sera, ascoltando in un teatro di Monza la testimonianza scientifica del professor Dalla Chiesa, che raccontava come in un piccolo borgo della Germania nel giro di pochi mesi si erano trasferiti un'ottantina di persone provenienti da San Luca, tutti imparentati in un modo o nell'altro con il boss locale. "Riescono a colonizzarci perché sono organizzati e non lasciano nulla al caso, mentre noi non abbiamo anticorpi, non siamo abituati a combattere e bisognerebbe prendere lezioni da chi la n'drangheta la combatte là dov'è nata, in Calabria" ha detto Dalla Chiesa. A prescindere che abbiamo tempo o che sia troppo tardi, io quel coraggio voglio sforzarmi di averlo. Sono impreparato, è vero, e affrontando questi temi ammetto di farlo con pudore, forse anche paura, ma questa è casa mia, è la terra in cui vorrei vedere crescere i miei figli, i miei nipoti, e non voglio un giorno non riconoscerla più soltanto perché oggi preferisco occuparmi di altro e farmi una gran dormita.