Una sorta di "tocco magico", una dote naturale che non possiedo: lo ammetto senza imbarazzo, né provando invidia o rammarico.
C'è stato un tempo in cui ho compreso di non essere come chi possiede quel magnetismo.
L'istante esatto, ora che ci penso, è stato da bambino, undici o dodici anni, quando volevo convincere i miei compagni di gioco a nominarmi capo dei cowboy: tre su quattro erano d'accordo, uno si è opposto, andandosene e lasciandomi con un palmo di naso, nonostante per un paio d'ore avessi tentato di convincerlo, illudendomi a lungo di esserci riuscito.
Passando gli anni mi sono via via convinto di essere piuttosto uno spirito gregario, un'ottima spalla, un compagno ideale e in certi contesti un capo, ma costruito, imparando a condurre, a prendermi responsabilità, conscio di avere molti limiti, di essere diverso da quelle (rare) persone che lo sono in modo naturale, che sembrano quasi sollevarsi senza sostegno.
Di recente ho affinato il pensiero e proprio grazie a te, osservandoti giocare a calcio, analizzando le difficoltà con cui devi fare i conti, formulando una teoria in base a cui esistono almeno due spiriti: quello agonistico, competitivo e quello cooperativistico, collaborativo.
Il primo è tipico dei vincenti, di coloro che non hanno altro scopo che il raggiungimento dell'obiettivo, con un desiderio costante e dominante. Sono quelli che se li osservi da fuori ti pare che abbiano più "voglia" di imporsi e se praticano discipline individuali sovente vincono, mentre in quelle a squadre fanno da punto di riferimento, caricandosi sulle spalle i compagni quando sono in difficoltà.
Anche i secondi vogliono vincere e spesso ci riescono, ma hanno uno stile differente, una sensibilità che manca di sfacciataggine, che comprende lo scrupolo, che coltiva il dubbio, che scende a patti con il fallimento (mentre gli altri, i vincenti, i competitivi, la sconfitta non lo tollerano affatto) e tale fragilità a volte compromette il raggiungimento dell'obiettivo.
Sii te stesso dunque, poiché nella vita innanzi tutto è importante dare valore a ciò che si ha, con la certezza che l'abito migliore da indossare è sempre il proprio.