In ogni caso, ciò che volevo aggiungere qui è la spiegazione di un metodo di lavoro, per mostrare la trama e l'ordito di quanto poi trovate sui giornali, che nel nostro caso - nel giusto e nello sbagliato, nel buono e nel gramo - è la somma di capacità e limiti personali e di gruppo. Non c'è nessun burattinaio che ci manovra, non esistono mandanti di cui noi siamo gli esecutori. Per scoprire ancora più le carte, potrei anche aggiungere che la mia preoccupazione - oggi come ieri come sempre - è quella di non risparmiare nulla a nessuno, senza tuttavia dare l'impressione di essere "barricaderi" o schierati da una parte politica o dall'altra. In questo, il giornale credo finisca con l'assomigliare a chi lo fa. La mia regola è: schiettezza più equilibrio uguale credibilità.
Un'ultima annotazione, che mi viene da uno scambio di messaggi via Facebook - pochi minuti fa - con Mauro Migliavada, che tra l'altro mi ha scritto: "Mi trovo bene con Sallusti, che è uno aperto, anche se ha le sue idee e non le nasconde. Credo di stare imparando. Me ne accorgo giorno dopo giorno. Un bel training, insomma. Certo, si fanno errori, si è sempre allo sbaraglio, ma ci sta... anche perché, malgrado quanto si dica, noi di mandanti non ne abbiamo, almeno, io non ne ho". Su questo, sull'indipendenza di Mauro, posso mettere anche io la mano sul fuoco, senza preoccupazioni di essere chiamato da domani Giorgio "Muzio" Bardaglio. Ho lavorato con Mauro dieci anni e so che, pur se sa essere realista, non si piega a ciò in cui non crede e a questa rettitudine ha pagato un prezzo caro, essendo persino licenziato. Quanti altri hanno questo coraggio?Io no, per primo. Ecco perché metto la mano sul fuoco: anche lui può sbagliare, per limiti e incapacità, ma mai per conto terzi. E sono fiero, pur se non lavoriamo più fianco a fianco, di restargli amico.