Oggi ho asciugato una lacrima a Giorgia, che ha otto anni ed è mia figlia e mentre stavamo parlando del più e del meno mi ha sussurrato all'orecchio: "Non voglio diventare grande". Non so perché l'ha detto, certe cose le bambine non le spiegano e i padri imparano presto a non insistere, tanto è lo stesso. "Quando guardo le foto di quand'ero piccola, voglio rimanere così" ha solamente aggiunto. E io sono rimasto zitto, limitandomi a tenerla stretta tra le braccia. Poi, quando il magone l'è passato, ho risposto che diventare grandi non è poi così brutto, solo non bisogna essere impazienti di diventarlo presto, né timorosi che venga quel momento.
Il tempo ("Il ladro d'acqua" come lo chiamavano i greci, che ad acqua avevano le clessidre, come ho imparato da un bel libro di Ben Pastor) se lo si asseconda è meglio. E come avevo scritto in un precedente post (almeno così mi pare, anche se non ho voglia di andare a cercarlo) mi rassicura il fatto che veniamo da lontano e anche se non so dove andremo, certo non ci fermeremo qui e tutto scorre e passa e io un giorno non sarò più come è capitato a mio padre e al padre di mio padre prima di lui e capiterà ai miei figli e ai figli dei miei figli. Ma questo non l'ho detto a Giorgia, anche se per un momento l'ho immaginata con i capelli grigi, asciugare le lacrime di una nipotina che assomigliava dannatamente a lei e diceva le stesse cose che lei oggi ha confidato a me. Non l'ho detto perché i bambini insegnano che in certe occasioni le parole non servono, perché non si può spiegare a voce tutto ed è meglio restare abbracciati, in silenzio.
Foto by Leonora
Il tempo ("Il ladro d'acqua" come lo chiamavano i greci, che ad acqua avevano le clessidre, come ho imparato da un bel libro di Ben Pastor) se lo si asseconda è meglio. E come avevo scritto in un precedente post (almeno così mi pare, anche se non ho voglia di andare a cercarlo) mi rassicura il fatto che veniamo da lontano e anche se non so dove andremo, certo non ci fermeremo qui e tutto scorre e passa e io un giorno non sarò più come è capitato a mio padre e al padre di mio padre prima di lui e capiterà ai miei figli e ai figli dei miei figli. Ma questo non l'ho detto a Giorgia, anche se per un momento l'ho immaginata con i capelli grigi, asciugare le lacrime di una nipotina che assomigliava dannatamente a lei e diceva le stesse cose che lei oggi ha confidato a me. Non l'ho detto perché i bambini insegnano che in certe occasioni le parole non servono, perché non si può spiegare a voce tutto ed è meglio restare abbracciati, in silenzio.
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