Foto by Leonora |
In questi giorni che richiamano al letargo mi diverto a pensare a rovescio, ribaltando il giudizio sulle situazioni, cominciando da quelle in apparenza negative, ma che non sempre lo sono. Almeno non in tutto e per tutto.
Qualche esempio pratico, per spiegarmi meglio.
- Per andare al lavoro impiego, quando tutto va liscio, un'ora e un quarto (ho un sacco di tempo per pensare, ascoltare buona musica o i discorsi d'attualità, alla radio).
- Vedo poco mia moglie e i miei figli (li apprezzo di più, quando sono a casa, ed essendoci poco mi sforzo di essere più comprensivo, meno nervoso).
- Quel tale progetto doveva già essere ultimato e invece siamo in alto mare (possiamo modificarlo in modo che sia al passo con i tempi, correggendo gli errori che invece avremmo fatto se fosse partito in anticipo).
- Trattare con figli adolescenti non è facile (costretto da loro imparo un nuovo equilibrio).
- Non so se sono all'altezza e adatto al mio nuovo ruolo (mi sto conoscendo meglio, mi si è svelato un uomo che affronta le proprie fragilità e che trova risorse che non immaginava di avere).
- Il futuro pare sempre più incerto (però non è qualcosa che mi viene banalmente incontro e che l'unica scelta consiste nello scansarlo o meno, invece posso costruirlo, plasmarlo a mio piacimento).
- Mio padre non c'è più (ho scoperto di essere padre a mia volta, un uomo, adulto, e non più un figlio, e poi di lui ho sedimentato il ricordo, trasformando in dolce l'amaro, smussando gli spigoli e valorizzando le lezioni più belle che mi ha lasciato).
- Ogni tanto avverto qualche acciacco, specie quando corro (proprio correndo ho imparato a conoscere il mio corpo, a riconoscere la fatica "buona", a gestire i fastidi, sapendo che possono essere subdoli ma che prima o poi passano).
- Leggo meno libri (sono sempre tanti e poi li scelgo meglio e quelli buoni li faccio decantare con calma, come assoporando del vino).
P.S. Ho scritto che mi diverto a pensare a rovescio, ma spesso è una forma di sopravvivenza, sul serio.