sabato 26 marzo 2022

In palmo di mano (È mentre dormiamo che sbocciano i fiori)

Di tutto il grumo di pensieri parole opere e omissioni che da settimane mi si aggroviglia nella testa, l’unica certezza è questa: è mentre dormiamo che sbocciano i fiori.
Esiste una vita che procede indipendentemente dalla nostra comprensione, azione, volontà.
Di più. Quanto c’è di più bello, più vero, più sorprendente, non dipende da noi, prende forma e sostanza quando meno interveniamo, quando evitiamo la presunzione di essere gli artefici di tutto, il centro dell’universo, mentre - al massimo - lo siamo del circondario.
Una consapevolezza che d’acchito potrebbe invitare alla resa, al metterci in un angolo, tanto si vale nulla, poco più di un accidente di percorso al cospetto del cosmo sterminato.
Invece, a ben rifletterci, è il contrario: consci della nostra piccolezza, del limite che abbiamo, possiamo metterci al servizio del bene con l’atteggiamento giusto, con l’umiltà e la libertà di chi si fa strumento.

P.S. "Non scrivi da un po'". "Dovresti scrivere qualcosa". "Tra tanti post inutili e volgari, i tuoi pensieri sono al contrario gentili, profondi, curati e accurati, quindi ho pensato a come mai non li leggiamo più". "Ti aspettiamo". "Per la stima che ho di te e dei tuoi scritti mi piacerebbe sapere il tuo pensiero su ciò che sta accadendo".
Molte no, qualcuna sì. Qualche anima che si fa viva, di sua sponte, sorprendendomi, lasciandomi ogni volta basito, quasi commosso da tanta stima, vicinanza, affetto, condivisione.
Anch'esse, queste attenzioni, queste premure, sono come fiori: sbocciano mentre non ce ne accorgiamo, rallegrando e profumando la vita grazie alla gentilezza di chi li porge al nostro cospetto, superando imbarazzi e il pudore di bussare alla porta, per consegnarli, per affidarli al palmo della nostra mano.


mercoledì 2 marzo 2022

Il mandorlo in fiore (Vigilare, anche sull'amicizia)

Mi fu rivolta questa parola del Signore: “Che cosa vedi, Geremia?”.
Risposi: “Vedo un ramo di mandorlo”.
Il Signore soggiunse: “Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla”.
(Libro di Geremia, Antico Testamento)

È lo spunto della tesi di Giorgia (l'ipotesi Sapir-Whorf, secondo cui la lingua non soltanto racconta, rendiconta, ma contribuisce a formare la realtà stessa) e pure il fondamento della tradizione monoteista giudaico cristiana, che mette in principio la Parola, facendola diventare carne, realtà, essenza.
Le parole creano, ma anche allontanano. Oppure avvicinano.
L'ho presa profonda, per raccontare un'esperienza lieta: i due fili che sono tornati asola con Viviana, che non vedo da parecchio e che ho avuto modo di risentire qualche giorno fa, per messaggio, in occasione del suo compleanno.
"Sono felice quando compio gli anni, vuol dire che il mandorlo sta fiorendo e la primavera anche quest'anno arriva" mi ha risposto, non di maniera, rivelando una sensibilità e una profondità di sguardo che con gli anni le è diventata ancora più a punta.
Il mandorlo, come però ha tenuto a precisarmi, non è un'immagine poetica, poiché ne ha davvero uno, nel giardino di casa. E quando le ho scritto che mi stava facendo venir voglia di piantarne uno anch'io, scalzando la preferenza che ho per il profumatissimo calicanto ha ribattuto serafica e pragmatica come soltanto le donne sanno essere: "No no, meglio il calicanto. Il mandorlo è effimero. Canta una settimana, poi perde tutti i fiori in un attimo".


P.S. La citazione biblica iniziale ha senso compiuto unicamente nel testo originale, poiché "Mandorlo" in ebraico è "shaqued", il vigilante. Così si comprende la risposta di Dio: «Hai detto bene: io, infatti, vigilo ("shoqued") sulla mia Parola per realizzarla».
Ecco, l'idea di un Creatore che con la Parola realizza, ma anche gioca, mi piace molto. Conforta. Aggiunge lievità al greve del verbo che si fa carne (per i cristiani addirittura "persona").

martedì 1 marzo 2022

La lieta consapevolezza (È sempre un inizio)

Nuda canta la notte
sopra i ponti di marzo.
(Federico Garcia Lorca)

Il cartello era un normale foglio bianco, appeso alla porta della redazione della tv, in centro Como, con scritto: "Marzo è il mese della lieta consapevolezza".
La letizia consisteva appunto nel rendersi conto, nel realizzare che la stagione fredda stava per terminare, che la primavera bussava già alle imposte, che gli abiti leggeri si accingevano a sostituire quelli grevi, invernali.
Da allora considero sempre questo giorno un voltare pagina, il segnale di un inizio.
Se avessi nerbo, se fossi più perseverante, cocciuto, potrei pure raddoppiare l'impegno annuale di ottobre, quello di scrivere per un mese intero un post al giorno.
Potrei, dovrei.
Intanto comincio con il cambiare la parte grafica del blog, scegliendo un'impaginazione più essenziale, soprattutto ringraziando le molte persone che lo leggono, facendomi sentire importante, mai solo, parte di qualcosa di più grande, di un tutto.

P.S. Ho a cuore molte persone, tre di esse le cito.
Giovanni, che oggi ha tagliato un traguardo a cui teneva e la cui giornata è senz'altro rosea.
Anna, che da sempre considera il primo marzo come il vero inizio dell'anno.
Mauro, colui che il foglio bianco lo scriveva a mano e appiccicava con lo scotch all'antina color panna della redazione di Etv: non lo sento da parecchio, ma gli voglio bene e non smetterò mai di essergli grato.