Bruna ha lasciato i suoi cari dopo settimane di silenzio e sofferenza, alle prese con un male che azzanna e fino all'ultimo non molla la presa. Aveva settantre anni ed era cugina di mia mamma, che l'ha pianta parecchio, sentendo scivolare via insieme con le lacrime pure la propria giovinezza.
Bruna era la donna più ricca del mondo, ho scritto, e non è stata una svista.
Non per i soldi, che quelli vanno e vengono e poi li lasci tutti, non portando appresso neanche una moneta, bensì per gli affetti da cui era contornata e per l'esempio di garbo, di eleganza, di compostezza che ha sempre dimostrato, compreso nei frequenti momenti in cui il destino le ha fatto masticare un pane amaro, risparmiandole poco o nulla.
Il contrappasso è stato vedere uno accanto all'altro, nel giorno del commiato, i molti parenti anche lontani, senza divisione alcuna, capaci di perdonarsi reciproche distanze, torti reali o presunti, litigi e incomprensioni che prima o poi arano il campo di qualsiasi famiglia. Bruna è stata mai forbici e sempre ago e filo, rammendando rapporti, evitando strappi, cucendosi la bocca, se necessario, limitandosi a qualche sguardo al cielo e a tanta, tanta pazienza.
Uno sforzo non vano, ripagato dal constatare quanto in gamba siano i suoi figli, Gabriele ed Alessia, che in questa prova ardua hanno mostrato di che pasta sono fatti, gestendo il tutto al meglio, come avrebbe voluto lei, come meriterebbe la dignità innata di ogni persona che mette piede sulla terra.
Si sente ripetere spesso, in circostanzi simili, quando si saluta per l'ultima volta la persona amata, che "siamo un po' più poveri tutti". No. Non è vero. In questo caso siamo tutti un po' più ricchi, perché condividiamo il suo insegnamento, il suo esempio, la sua ricchezza appunto.
So che da dove guarda e ci legge, ora, Bruna non dirà una parola eppure sorriderà serena, felice di aver vissuto una vita grama, ma feconda, pensando tra sé e sé: "E' stata dura, ne valeva la pena".