Toc toc. C'è ancora spazio per gli autolesionisti / masochisti? A Como di certo no. Lo hanno occupato tutto i vertici provinciali del Partito Democratico.
Breve riassunto, cominciando dal contesto geopolitico e socioculturale.
Como, Italia. Provincia di oltre mezzo milione di abitanti la cui schiacciante maggioranza (non la capisco, ma la rispetto) vota compatta centrodestra. Parliamo di percentuali attorno al 65%, mica paglia. E ciò a prescindere che tra i candidati ci siano brillanti esponenti della vita politica e civile di questo paese o un esemplare della capra della Val Verzasca (sia detto senza offesa per il celebrato quadrupede).
A tale esercito si contrappone una variopinta coalizione che ha fatto della melanconia e del harakiri la propria missione.
Esposizione dell'ultimo episodio, in ordine di tempo.
Veltroni, conscio di non aver la minima speranza di vincere se si ripresenta in compagnia di Bertinotti, Pecoraro Scanio & Company (come sopra: non li capisco, ma li rispetto) sceglie di correre solitario o quasi. Non basta. Per sperare nella rimonta, necessitando dei voti dei molti potenziali elettori astenuti o disinteressati o sfiduciati, lancia una campagna di rinnovamento dei candidati, salutando il "brode" De Mita (leggi "prode"), e "imbarcando" industriali, operai e di tutto un po'.
Il ragionamento è contestabile, ma semplice: chi deve votare PD (un 30/35% circa) lo farà comunque, il resto me la gioco con gli indecisi, puntando proprio sulla qualità dei candidati o sul fattore novità.
La notizia, pur nella sua essenziale banalità, a Como deve esser giunta sbiadita o, in ogni caso, incomprensibile.
Queste le mosse che segnalano il "suicidio"
In un primo momento, con tanto di dichiarazioni mezzo stampa, si gioca il settebello ("candidiamo Giulia Pusterla", ex presidente dell'Ordine dei Commercialisti, attualmente nel consiglio nazionale dell'Ordine, una donna certo fuori dagli schemi, in grado di dare un'immagine di novità, ma anche di preparazione e, chiaramente, un segnale "forte" al Nord produttivo e lavoratore) poi rallenta, frena, mette la retro e infine, con una capriola degna di un acrobata del circo equestre, "scarica" la Pusterla e candida Chiara Braga, 28 anni, sicuramente rispettabilissima, un bel volto giovane, ma che sta alla Pusterla come Patroclo ad Achille.
Risultato: il Pd a Como rischia di non intercettare un voto in più di quelli che avrebbe ottenuto comunque; la candidatura di Giulia Pusterla è stata "bruciata" con un dilettantismo da circolo delle bocce (senza offesa agli amici della Bocciofila di Lurate).
Ma se Chiara Braga (che a vederla ci è simpatica e a cui auguriamo un futuro luminoso) era così in gamba, non potevano pensarci prima di "illudere"? Ma se il Partito Democratico in Lombardia non vuole restare un ectoplasma, qualcuno da Milano non poteva prendere per un orecchio gli autori del "pasticcio" comasco e spiegar loro due o tre cose con discrezione, nel medesimo orecchio?
Purtroppo, crediamo, oltre il velo di novità a Como ci sono sempre le stesse facce: bravi diavioli, ma sfigati e per il Partito Democratico, almeno qui, la morale non cambia.
Perciò, posso pubblicamente dire: li rispetto, ma non li capisco.
P.S. Per gli irriducibili che non ne vogliono sapere di rassegnarsi, un ultimo pensiero ottimistico: Chiara Braga in parlamento, Giulia Pusterla candidata a prossimo sindaco di Como. Uolter, pensaci tu.