Occupandomi di informazione (pur se ammetto che in questo tempo sarei tentato di dedicarmi ad altro, addirittura di cambiare mestiere, e chi conosce quanto mi appassiona il giornalismo probabilmente riconosce l'eccezionalità del momento) mi interessa tutto ciò che riguarda il "sostentamento" del sistema dei media.
Propongo qui un'elementare e forse banale riflessione sulla “pubblicità on line”, che prende spunto dal recente dibattito in rete e, in particolare, a "State of the Net".
Le posizioni radicali potremmo sintetizzarle nel modo seguente.
- “Talebani” (ciao Gaspar): la pubblicità on line non se la fila nessuno; i banner delle aziende vengono cliccati soltanto da chi ha poca dimestichezza con la tecnologia (il 2 per 1000 dei visitatori); sempre più persone utilizzano filtri che “bloccano” la pubblicità (“ad block”).
- "Entusiasti": la pubblicità on line è la frontiera del futuro; ogni anno il budget degli investimenti pubblicitari sul web si moltiplica nell’ordine di decine di punti percentuali; attualmente il 4% degli investimenti pubblicitari viene orientato su Internet, stime ottimistiche giungono a ipotizzare che nel 2010 sarà il 10%.
Se proviamo a "scartare" gli estremi, sarei orientato a sostenere quanto segue.
- Se Internet è il “medium” del futuro, la pubblicità attraverso di esso ha una funzione strategica, non marginale.
- L’aumento percentuale di investimenti pubblicitari non cesserà, ma è difficile che continui un trend d’incremento a due cifre come lo registriamo in questi anni.
- Il banner è uno strumento forse superato, ma non è corretto valutarne l’impatto conteggiando quante volte viene “cliccato”. Non dimentichiamo che la funzione dirompente della pubblicità è quella di “mettere in vista” il prodotto ovvero di far passare un messaggio. L’interattività è un vantaggio in più, ma non bisogna confondere l’optional con il mezzo stesso.
- Studiare forme “intelligenti” e poco invasive di pubblicità, adatte allo strumento Internet, dovrebbe essere uno dei primi punti nell’agenda dei pubblicitari
- Pensare alla pubblicità come unica fonte di entrata è limitante e persino pericoloso nell'economia di un "medium" degno di essere definito tale
Foto by Leonora
4 commenti:
Eccomi! :-)
Prima di tutto: basta col talebano. Se c'è una cosa che non ho mai fatto in vita mia, è proprio imporre agli altri la mia visione del mondo. Anzi! Sostengo da sempre che il bello del web è proprio che c'è posto per tutti, diversamente dalla vita reale.
Poi: che la pubblicità sul web non se la fili nessuno non è una mia posizione estremista: è la realtà dei fatti sotto gli occhi di tutti.
Infine, i tassi di crescita: attenzione al fumo negli occhi. La differenza tra il quasi niente e il pochissimo, espressa come percentuale, è un numero molto grosso ma poco significativo. E le stime ottimistiche... lasciamo perdere.
I tuoi punti 4. e 5. li sposo in pieno, il futuro è da quelle parti.
Caro Gaspar, prometto di non chiamarti più "talebano" anche se associato a te (di cui apprezzo schiettezza e spessore) mi era simpatico anche quel termine.
Mi piacerebbe conoscere meglio la tua opionione sul punto 3. Tu dici "la pubblicità su Internet non funziona". Intendi la pubblicità tramite banner da cliccare o il messaggio pubblicitario in genere?
Non solo. La domanda da un milione di dollari (io però non li ho e chiedo una risposta gratis) è questa. Premesso che puntare tutto sulla pubblicità sia sbagliato, ma che potrebbe essere altrettanto vero immaginare il contrario, cioè un'informazione web totalmente priva di pubblicità: tu che forma di pubblicità saresti disposto non dico a gradire, ma almeno a tollerare?
Sarò più chiaro. Quando hanno messo gratis anche l'archivio del New York Times, io pur di accedere a informazioni tanto preziose apprezzavo persino la pubblicità della Pepsi che a ogni articolo cliccato mi compariva a mega schermo per 2 secondi e poi scompariva.
leggere l'intero blog, pretty good
molto intiresno, grazie
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