Al di là di questo moto istintivo, che solo parzialmente può essere ricondotto ad ataviche recriminazioni di lotta (e sconfitta) di classe, mi domando se alla fine davvero l'operaio conduce un'esistenza più misera di quella dell'avvocato.
Conosco operai sereni della loro condizione, che non si fanno mancare nulla (in proporzione alle loro aspettative) e avvocati costantemente frustrati e insoddisfatti (incapaci di conoscere una qualsiasi proporzione nelle loro aspettative). I miei figli vorrei rientrassero nella prima categoria, piuttosto che nella seconda.
Anche perché, se il metro di giudizio sono i soldi, l'avvocato guadagna di più (troppo, decisamente troppo) dell'operaio e non c'è storia. Per quanto riguarda il resto invece, cioè il grado di soddisfazione, la serenità, il sentirsi realizzato, la felicità anche, il rapporto non è altrettanto scontato.
Il tutto, credo, si riduce alla cultura, intesa come il sistema di conoscenze e valori di riferimento, che costituiscono l'essere umano non per quello che fa (avvocato o operaio, appunto) bensì per quello che è.
Il paese in cui vorrei vivere è un paese meno povero culturalmente. Se così fosse, non sentirei il bisogno di un'ascensore sociale: salirei a piedi.
Foto by Leonora
2 commenti:
anche io salirei a piedi molto volentieri
se è weekend certo che è sabato domenica (e lunedi) forse volevi dire vacanze pasquali?
Posta un commento