Faccio un mestiere che mi ha insegnato molto, soprattutto a comprendere "le ragioni degli altri", di coloro che non la pensano come me. Per questo mi torna difficile riassumere tutto in un "sì" o in un "no", tuttavia capisco l'esigenza di fare delle scelte, essendo cresciuto in una famiglia pratica, da cui ho imparato che a un certo punto occorre fare sintesi, senza perdersi nei distinguo.
Domani si andrà a votare per il referendum e confido che ciascuno decida in base alle proprie convinzioni, entrando nel merito della questione e non affidandosi alle indicazioni dei vari leader di partito, considerando che ognuno di loro - da Renzi a Grillo, da Berlusconi a Salvini - ha un tornaconto politico, un interesse particolare e privato, pur se legittimo.
Questo è dunque l'invito che rivolgo per primo a me stesso: usare la propria testa, in piena serenità di spirito, sapendo che il voto è importante ma non ci saranno carestie o invasioni di cavalette a seconda che vinca l'uno e l'altro, la differenza infatti la fanno sempre le persone, mai le regole o le leggi, neppure quelle costituzionali.
Premesso questo, anche se è forte la tentazione di non aggiungere altro, lascio scritto qui nero su bianco chi mi ha convinto di più. O meglio, coloro che mi hanno convinto meno e in questo molti
sostenitori del "no" hanno vinto per distacco.
Anche i sostenitori del "sì"
spesso l'hanno fatta fuori dal vaso, tentando di spacciare per panacea di tutti i
mali una riforma che per molti versi resta un salto nel buio, tuttavia il maggior numero di bufale, inasettezze e grossolane falsità le ho registrate nello schieramento opposto.
Cito tre esempi, che mi hanno particolarmente impressionato.
1. Un volantino fatto girare da persone pie e devote spaventate e a loro
volta "spaventanti", che proclamano una vera apocalisse se vincesse il
sì, mentre la riforma non c'entra nulla con eutanasia
infantile, teorie dei gender, droghe e uteri in affitto.
2. Un disegno con illustrata la composizione del parlamento prima e dopo
e la scritta: "Così capisce anche un bambino", mentre così al massimo
un bambino lo si può imbrogliare, visto che lo schema è falso (a
differenza di quanto scritto in tale manifesto, è il Parlamento attuale
ad avere parlamentari votati al cento per cento in base alle indicazioni
dei partiti - la legge elettorale cui è stato eletto prevedeva infatti
liste bloccate, senza preferenze - mentre il possibile Parlamento futuro
non sappiamo come sarà composto, poiché non è la riforma in discussione
oggi che lo decide, bensì la prossima legge elettorale, cioè una legge
ordinaria, non sottoposta a referendum confermativo).
3. I commenti di tante persone che pur stimo e che persino sono
preparate, ma prese dalla fregola di convincere le hanno sparate più grosse di
Pinocchio (cito il commento su Facebook di un'amica - per di più avvocato e che
dunque dovrebbe usare le parole con cognizone di causa - che ha scritto: "Dopo ampia riflessione mi sono convinta che la
riforma costituzionale non può esser accettata. E poi, quantomeno,
vorrei che fosse stata proposta da un governo regolarmente eletto". Regolarmente eletto? Ma questo è un governo "regolarmente eletto"!
Posso dire che non mi piace, che non lo condivido, che lo vorrei
diverso, che mi fa schifo, ma scrivere che non è "regolarmente eletto" è
una falsità che grida vendetta agli occhi del cielo e del senso civico.
Concludendo, le convinzioni principali a cui sono arrivato sono queste:
- la legge ideale non esiste;
- l'attuale Costituzione ha punti contraddittori e faraginosi, così come quella nuova, proposta dalla riforma;
- la Costituzione è stata già modificata molte volte negli ultimi settant'anni, per fortuna mai nella prima parte, quella dei diritti e doveri fondamentali, che rimarrà immutata anche dopo questo referendum;
- votare sì va nel solco del cambiamento e io del cambiamento non ho mai avuto paura, anche se confesso che l'incertezza che ne consegue mi mette ansia, agitazione, preoccupazione, disagio;
- troppi decidono non perché sono convinti cosa è giusto o cosa è sbagliato ma perché ci si fida di questo o di quel leader politico, scordando ciò che ho scritto qui sopra: ognuna di loro ha un tornaconto politico e giudica la riforma non dai benefici o dai danni che produrrà all'Italia, ma da quelli che comporterà per sé e per il proprio partito/movimento.
- la riforma non è quella che avrei voluto, tuttavia - come sta scritto all'ingresso della sede di Facebook: "Done is better than perfect", cioè una cosa fatta è meglio di una cosa perfetta, e votare "sì" è un passo in avanti verso quella che considero l'ideale, cioè una maggiore governabilità, esattamente come già avviene per Regioni e Comuni.
Questo è quanto. Lo scrivo senza smania di convincere nessuno, rispettoso di chi è giunto a conclusioni diverse, convinto soprattutto del fatto che
occorra portare il peso delle proprie scelte, assumendosene la
responsabilità, specialmente in Italia, dove la vittoria ha molti padri
e la sconfitta nessuno.
E domenica sera, a prescindere da come andrà, troviamoci idealmente a brindare, insieme, accettando qualsiasi risultato e ripartendo per avere un Paese meno diviso, più unito.
P.S. Al di là delle opionioni del sottoscritto, chi fosse tuttora indeciso può comprendere un poco meglio le cose ascoltando il
presidente della Regione, Roberto Maroni, per il "no" o il
sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, per il "Sì", intervistati dal sottoscritto.