domenica 14 dicembre 2025

Il silenzio degli innocenti (L’amicizia conta, non si conta)

In questo tempo di incroci e di incastri, zeppo di impegni e incombenze, provo a riannodare uno ad uno i fili lasciati sospesi. Ho scritto così a chi ho a cuore, non chiedendo perdono per non essermi nelle ultime settimane fatto vivo. È stata infatti una scelta di percorso, non un accidente. Avevo bisogno di restare a maggese, come quei campi che se non si concede loro dei mesi di riposo rendono poco, diventano sterili.
Dopo tutto, se esiste un rapporto vero, al silenzio fanno da sponda soltanto due possibilità di reazione: lo si interrompe, compiendo un primo passo, bussando noi quando l’altro rimane muto, oppure si comprende, consapevoli che in amicizia non corrisponde mai a un vuoto, bensì ogni porta è socchiusa, sapendo di poter in qualsiasi momento entrare ed uscire.
Di certo nessuna amicizia, così come alcun amore, può reggersi su una contabilità puntuale, la sommatoria impiegatizia tra dare ed avere, calcolo certosino tra entrate ed uscite.
Il “bene” è infatti una frequenza d’onda, non prevede “ritorno”, necessita semmai, come ogni trasmittente, di ricezione: una disposizione del cuore che sappia regolare la modulazione per coglierne la sintonia, trasformando in suono, in parola, in significato ogni segnale. Compreso il silenzio e la sua interruzione.

P.S. Contabilità non può esistere, anche perché raramente esiste obiettività: credo infatti che ciascuno di noi sia assai più sensibile a ciò che dà rispetto a quanto riceve. Ci sentiamo quasi sempre in credito e mai in debito di favori, premure, attenzioni. Siamo assai solerti nel computare i nostri meriti, minimizzando le carenze, risultando meno indulgenti con gli altri. Non è una tragedia, basta però saperlo, esserne consapevoli e ricordarsi di fare la tara, quando al primo passo preferiamo rimanere con le braccia conserte e ci sentiamo pure seduti dalla parte della ragione.